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Autobianchi Y10 : l’utilitaria di lusso nata negli anni 80

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“Piace alla gente che piace”, era questo lo slogan che accompagnava in tv e sui giornali la promozione dell’ Autobianchi Y10 , e l’auto piaceva e tanto.

Oggi, la mitica Autobianchi Y10 ,  rientra ormai nel mondo vintage.

In Italia se ne vedono poche in giro e se c’è una macchina che ha dato il via alle utilitarie di “lusso” quella è senza ombra di dubbio la Y10, successo poi continuato con la Lancia Y.

Presentata al Salone di Ginevra del 1985, l’ Autobianchi Y10 ha catturato subito l’attenzione dei media e successivamente del mercato e in particolar modo del pubblico femminile. Una vettura che è nata per sostituire un’altra vettura di successo dell’Autobianchi, la A112, già in produzione da oltre 15 anni e che a sua volta aveva sostituito una delle auto a cui si deve la motorizzazione di massa in Italia, la Bianchina, sì, proprio lei, quella usata del ragionier Fantozzi. Per continuare questo filone di successo era necessaria una vettura innovativa anche se alla portata di tutti e cos’ nacque l’Y10, costruita sulla meccanica della Panda, con dimensioni contenute, una lunghezza di 3,39 metri, una larghezza di 1,51 metri e un passo molto corto di 2,16 metri. Ma le dimensioni compatte non ne hanno precluso la sua discreta abitabilità. Le caratteristiche che hanno decretato il successo della Y10 sul mercato, sono il design, la sua eleganza e quello stile semplice e sbarazzino con quella coda tronca e verticale. E poi il portellone mai visto prima, che sconvolgeva i canoni classici di allora, realizzato in plastica e di colore nero opaco, anticipando i tempi, visto che oggi va così tanto di moda. Venduta fino al 1995, in dieci anni di produzione sono stati realizzati 1 milione 133 mila 774 esemplari. La carrozzeria della Y10 oltre ad essere innovativa aveva delle caratteristiche che hanno permesso di ridurre il coefficiente aerodinamico a 0,31 cx, tra i più bassi della categoria, mantenendo bassi i consumi di carburante.

Ma si deve alla Y10 un altro primato tecnico e industriale che per la Casa madre Fiat ha rappresentato una svolta nella produzione dei motori. Su questa vettura ha debuttato per la prima volta il motore Fire, acronimo di Fully integrated robotized engine. Un motore innovativo che segna l’utilizzo di un nuovo metodo di produzione robotizzato. Propulsore di 999 cc, costruito in collaborazione con Peugeot, quattro cilindri, peso contenuto a 69 kg e una potenza di 45 cv a 5000 giri/minuto. La nuova Autobianchi Y10 prima di quel filone di vetture particolarmente amate dalle donne ha avuto un discreto successo anche all’estero. In Italia, Francia e Giappone con il marchio Autobianchi, negli altri Paesi con il marchio Lancia, molto più famoso. La sua produzione è stata suddivisa in tre serie. La prima dal 1985-89, la secondo dall’89 al ’92 e l’ultima dal ’92 al ’95. Tra le tante versioni lanciate anche quella a trazione integrale 4WD, una con il cambio automatico ECVT e la Turbo. Tra i modelli di maggior successo, quelle che derivavano dalla collaborazione con Missoni, Fila e Martini.
Nonostante il successo della Y10, le scelte di Fiat portarono alla chiusura del marchio Autobianchi. L’eredità di quella vettura fu trasferita alla nuova Lancia Y e poi ai futuri modelli Ypsilon che ad oggi rappresenta perfettamente quell’idea di “utilitaria di lusso” nata negli anni ’80 con la Y10.

a cura di Carlo Rallo
carlo.rallo@reportmotori.it

 

Scritto da admin

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