C’è una confusione totale in merito al mercato dell’automotive europeo. Il ban termico del 2035 verrà rispettato? Ecco cosa potrebbe accadere.
L’industria dell’automotive 2.0 stenta ancora a decollare. La Commissione europea ha scelto di intraprendere una strada insidiosa con il green deal, creando difficoltà produttive ai marchi storici e mandando nel caos anche gli automobilisti. Gli unici realmente felici della rivoluzione green sono i cinesi che hanno proposte tantissimi modelli elettrificati, sfruttando il vantaggio sulle batterie, determinato dalle terre rare.
L’automobilista medio, nel dubbio, si è tenuto stretto la cara vecchia auto termica in Italia. Scarseggiano le colonnine di ricarica sul territorio nazionale e i prezzi non sono calati. A Bruxelles si sono resi conto dell’errore madornale e stanno provando a correre ai ripari.
Sono tantissimi i lavoratori che hanno perso il proprio impiego a causa delle scelte dei burocrati della Commissione Ue. Inoltre, i costruttori europei stanno invocando a gran voce dei correttivi per non essere definitivamente surclassati dai marchi cinesi.
Lo scenario in Europa dopo il 2035
Manfred Weber, leader del Partito Popolare Europeo, alla Bild ha dichiarato: “Per le nuove immatricolazioni di veicoli dal 2035 in poi sarà obbligatorio un obiettivo di riduzione delle emissioni medie di CO₂ delle flotte delle Case automobilistiche del 90%, anziché del 100%”.
Quel 10% potrebbe fare una enorme differenza sulla vita dei motori a combustione interna. Quindi non ci sarà alcun rinvio del divieto al 2040, come ipotizzato nelle ultime settimane su diverse riviste di settore. Weber ha aggiunto che il divieto dei motori termici è ormai storia passata. I limiti impongono un taglio del 15% delle emissioni medie di CO₂ per i veicoli di nuova generazione rispetto ai livelli del 2021 e un limite massimo di 93,6 g/km. Per il 2030 l’obiettivo è di una riduzione di almeno il 55% e per il 2035 del 100%.
I brand esposti possono unire le flotte con quelli di altri costruttori più virtuosi per rientrare nei limiti. L’ennesimo escamotage di una normativa che tende a fare acqua da tutte le parti. In ogni caso l’aspetto vantaggioso è che ci potrebbe essere vita per i motori tradizionali anche dopo la fatidica data del 2035. Non ci sono proprio i presupposti per una rivoluzione epocale in una fase già di profonda crisi per gli europei.
Si continuerà a spingere la tecnologia elettrica, ma non si chiuderà una porta ai sistemi ibridi, così come ai motori che potranno essere alimentati solo da carburanti alternativi come gli e-fuel o i biofuel. La Commissione è pronta a trovare un giusto compromesso per il settore che necessita di estrema flessibilità in questa delicata fase di transizione. Con buona pace dei progressisti green il full electric può attendere.
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