Il Gruppo Stellantis sembra aver deciso per una strada diversa rispetto al passato, ma gli italiani non ne sono tristi.
Negli ultimi anni il mondo delle auto ha subito una serie di importanti modifiche, con tantissimi colossi che stanno cercando di modernizzare i loro prodotti. Sempre di più stanno andando nella direzione delle auto elettriche, il che è molto gradito dalle istituzioni, ma decisamente di meno ai clienti.
I numeri di queste vetture sono decisamente deludenti, tanto è vero che ormai sembra evidente e chiaro come l’UE debba rinnovare il proprio Green Deal. Lo si vede anche da quello che stanno portando avanti le grandi aziende, con molte di esse che sono in crisi nera.
Lo si è visto con il caso di Stellantis, con il gruppo italo francese che, nel periodo dove il CEO era Carlos Tavares, sembrava quasi essere destinata a diventare una realtà del tutto elettrico, ma con il nuovo CEO Antonio Filosa sembra chiaro come si stia andando in un’altra direzione. La soluzione elettrica sta per essere profondamente rivista, con i piani di Stellantis che dunque son ben diversi rispetto al passato.
Stellantis rivede il piano elettrico: cambia tutto per il futuro
Sotto la gestione Tavares si era parlato molto della possibilità di arrivare alla produzione di ben 5 milioni di auto elettriche entro il 2030, ma le cose stanno cambiando. Il 4 novembre è arrivato infatti la chiusura dell’accordo con l’azienda australiana Novonix, legata alla produzione di grafite sintetica.
Questa scelta mette così fino all’arrivo di 86 mila tonnellate di materiale per i prossimi sei anni. Il secondo strappo importante è arrivato il 7 novembre con lo stop all’accordo con Alliance Nickel, con questo contratto che avrebbe portato alla consegna di nichel e cobalto per cinque anni, il che corrispondeva al 40% delle produttività del progetto NiWest.
A completare l’opera ci ha pensato un terzo contratto risolto, ovvero quello con Westwater Resourcres, con l’accordo che con FCA US per la grafite anodica. Una serie di decisioni che evidenziano chiaramente come ci sia la volontà di dare una bella svolta alla gamma e di valutare con attenzione il passaggio a una produzione elettrica. I tempi non sono maturi e forse lo sta capendo anche l’UE, con l’evoluzione verso queste auto che deve essere graduale, con 16 anni che nel mondo automobilistico sono pochissimi.
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