La Casa torinese in passato ha prodotto auto sensazionali che hanno fatto scuola. Scopriamo il modello FIAT che ha lasciato un segno indelebile.
Sfogliando il libro delle storiche FIAT emergono dei modelli che hanno scritto la storia dell’automotive italiana. Oggi vi parliamo della 850 che venne prodotta tra il 1964 ed il 1971 in oltre due milioni e duecentomila esemplari. Erano anni splendidi per l’Italia, oramai il secondo conflitto bellico mondiale era solo un ricordo e c’era una economia in forte crescita.
I vertici della Casa torinese avevano bisogno di colmare il vuoto tra la 600 e la 1100 nella gamma con un modello di media cilindrata. Nacque con questo scopo la 850 che con poca spesa ebbe una massima resa sul mercato. Divenne il terzultimo modello a motore posteriore prodotto dalla Fiat. La specie si esaurì con la 126 e la 133.
La Fiat, per contenere gli investimenti, decise di elaborare un’evoluzione della 600. Si puntò su un progetto che potesse risultare convincente e poco dispendioso. La meccanica del modello 600 venne rivisitata con un frontale più alto e squadrato che incorporava i gruppi ottici anteriori, i quali passarono da 13 a 17 cm di diametro, mentre le portiere vennero ridisegnate. Il parabrezza venne ampliato e i finestrini posteriori modificati per avere una visibilità migliore. Il retrotreno era caratterizzato da una coda posteriore particolare, aggiunta per ragioni aerodinamiche anche se esteticamente lasciava un po’ a desiderare.
Le caratteristiche tecniche della Fiat 850
La lunghezza della carrozzeria venne aumentata e passò a 357,5 centimetri, 36 in più della 600. Gli interni erano molto simili a quelli della predecessora di piccola cilindrata. Il motore Fiat 100 quattro cilindri raffreddato ad acqua venne modificato con una nuova testata e un nuovo albero a camme, per un aumento della cilindrata dai 767 della 600D a 843 centimetri cubici, da qui il nome della vettura. Fu un successo per gli Agnelli. Date una occhiata all’approfondimento del canale YouTube ZMC Auto.
La 850 toccava i 120 chilometri all’ora nella versione “Normale”, che diventavano 125 per la “Super”. I freni rigorosamente a comando idraulico, presentavano il tradizionale schema a tamburo sulle 4 ruote ma potenziato in virtù dell’aumento di peso e prestazioni rispetto alla sorella minore della gamma. I 34 CV della versione Normale era sufficienti per far sognare una generazione di italiani che si sapeva accontentare.
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