La Casa di Arese ha prodotto progetti iconici in passato. Scopriamo le caratteristiche di una hypercar che avrebbe potuto fare la storia.
Perché l’Alfa Romeo non produce più auto sportive di altissimo profilo? Certo, negli ultimi anni, è arrivata la riedizione della 33 Stradale, ma si è tratta di una serie limitata che poi non è stata declinata nella variante elettrica, come nei piani. Ecco, uno dei punti focali della questione riguarda proprio la transizione green, promessa dai vertici del Biscione, poi ritrattata a fronte di numeri di vendita ridicoli nel comparto full electric.
Il mercato dei costruttori europei è stato sconvolto dall’annuncio dello stop ai motori termici del 2035. Una scelta che ha determinato un completo riassetto dei listini. L’Alfa Romeo ha messo da parte i modelli Station Wagon e le berline per poi proporre tre SUV per rispondere all’attuale trend del mercato. Un tempo c’era spazio alla sportività autentica con potenti motori termici e anche i soldi per lavorare su prototipi di assoluto spessore. Un esempio su tutti? La Scighera, una coupé biposto derivata dall’Alfa Romeo 164.
Il bolide Alfa Romeo dimenticato
Nel 1997, la prestigiosa Casa di design Italdesign collaborò con Alfa Romeo per la creazione di uno dei concept di supercar più accattivante di quel decennio. “Scighera” nel dialetto milanese significa “nebbia”. Vantava una carrozzeria da hypercar e la struttura del telaio era in alluminio e fibra di carbonio. Era spinta da un motore Alfa Romeo biturbo V6 da 2959 cm³ di cilindrata, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 3,7 secondi. Date una occhiata al video in basso del canale YouTube Car History.
Aveva una potenza di 400 CV a 7500 giri al minuto che permetteva di raggiungere una top speed di 299 km/h. L’auto equipaggiava un motore centrale con trazione integrale, associato a un cambio a sei rapporti manuale. L’Italdesign considerò anche la possibilità di una produzione della Scighera su piccola scala, ma non venne fatta una edizione limitata.
Il frontale della Scighera era caratterizzato da parafanghi in stile pontone, notevolmente inclinati, che le conferivano l’aspetto di un prototipo da auto da corsa. La fibra di carbonio garantiva un peso a vuoto di soli 1.450 kg. Era dotata di un sistema di sospensioni a doppio braccio oscillante supportato da molle elicoidali su tutte le ruote. Se la giocava con la Ferrari F50, la Lamborghini Diablo o la Bugatti EB110.
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