Ha scritto la storia di Ferrari e Lancia. Si è spenta una figura cardine dei due marchi. Lutto nel motorsport.
Lo hanno ricordato in molti perché il suo contributo è stato cruciale per il motorsport e soprattutto per due marchi molto conosciuti e amati in tutto il mondo: Ferrari e Lancia. Se n’è andato a 83 anni, lontano dai clamori che mai gli erano piaciuti, un tecnico raffinato quanto avanguardista, capace di lasciare un’impronta importante nel settore delle quattro ruote.
Nato ad Alessandria nel 1942, nella regione patria della FIAT, si laureò in ingegneria meccanica a Bologna, per poi iniziare presto a lavorare in Lancia dopo un breve apprendistato al Lingotto. In anticipo sui tempi, si dedicò agli impianti di iniezione che pian piano avrebbero preso il posto dei carburatori, prima di sperimentare un’altra novità assoluta, ossia la sovralimentazione.
Addio a Claudio Lombardi, l’ingegnere piemontese che ha lasciato il segno nei rally e in F1
In un certo senso potremmo dire che Claudio Lombardi è stato il padre della mitica Thema, lanciata nel 1984, in quanto l’impatto delle sue intuizione sul quattro cilindri turbo che la spingeva furono centrali per la sua creazione. Con un occhio sempre attento e vigile alle competizioni sviluppò in parallelo con le attività prodotto, anche il potente motore della Rally 037.
I successi nel WRC gli fruttarono la nomina a direttore tecnico del reparto sportivo di Lancia, per cui seguì progetti entrati nella storia come la Delta S4, la Delta Gruppo A 4WD e Integrale 16V Evoluzione. Chiuso il programma nella disciplina del traverso nel 1991, venne chiamato dalla Ferrari in F1 per svolgere diverse funzioni.
Tra queste, seppur per un breve periodo, quella scomoda di team principal in una fase non particolarmente felice per il Cavallino, venendo da un lungo periodo di insuccessi. Subentrato in un momento di trasformazione della Gestione Sportiva, non riuscì a raccogliere quanto avrebbe voluto, ma portò alcune importanti innovazioni.
Tra queste la simulazione 3D, mutuata dalla statunitense Parametric, che consentì al Cavallino di fare qualche progresso. Non particolarmente ben visto da Jean Todt, poi promosso a responsabile della scuderia in epoca Schumacher, ma molto apprezzato e stimato dal suo gruppo di lavoro, fu una delle figure chiave della cosiddetta Primavera di Maranello, da cui partirà e prenderà forma il periodo d’oro del pilota tedesco entrato in squadra nel 1996.
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