Potrebbe essere in arrivo un nuovo guaio per Stellantis. E’ un vero disastro. Richiesto un incontro urgente in Italia.
Continuano i malesseri e i malumori all’interno del Gruppo Stellantis. Se già il calo delle immatricolazioni andato a braccetto con l’estrema lunghezza delle tempistiche di produzione avevano rovinato il sonno della dirigenza al termine del primo semestre del 2025, ora un’altra vicenda si è abbattuta sulla joint venture italo-francese con il rischio di alimentare ulteriormente le già presenti tensioni.
Questa volta ad essere protagonisti non sono le vendite deludenti o o le lungaggini. O meglio, lo sono entrambi gli elementi che, combinati, hanno avuto pesanti ripercussioni sui lavoratori, tanto da mettere in allarme varie sigle sindacali tra cui FIM e UILM riunitesi a Roma per l’incontro di monitoraggio previsto dal contratto collettivo e spingerle a chiedere un incontro urgente con i vertici per una ragione specifica.
Nuova tegola per Stellantis, il premio produzione è in forse e i lavoratori insorgono
I numeri parlano chiaro e sono impietosi. Da gennaio ad agosto le aziende sotto il cappello Stellantis hanno consegnato appena 2.664.000 mezzi. Mai così pochi dalla nascita del Gruppo e in flessione del 7,2% rispetto allo stesso periodo del 2024. Ciò significa ricavi inferiori del 13% e una perdita netta di 2,3 miliardi di euro. Chiaramente tali riscontri negativi non potranno che impattare anche sui colletti blu chiamati a nuovi sacrifici.
Da quanto emerso dal meeting avvenuto nella Capitale, le ristrettezze economiche starebbero per imporre una politica volta al risparmio, ciò significa un taglio a tutto ciò che può essere valutato come extra, ad esempio il classico “premio produzione”. A pesare anche un utile operativo praticamente vicino allo zero, ragion per cui, se i prossimi mesi dovessero confermare l’andamento peggiorativo, non vi sarà alcuna erogazione.
Malgrado un quadro globalmente a tinte fosche, un barlume di speranza resta ed è legato alla prossima ripartenza degli stabilimenti FIAT di Melfi e Mirafiori che saranno impegnati nella realizzazione di alcuni modelli, soprattutto ad alimentazione ibrida. Nelle settimane a venire dovrebbe comunque concretizzarsi un tavolo di confronto tra i sindacati e l’amministratore delegato Antonio Filosa con la richiesta di un piano industriale chiaro e preciso stabilito per tentare di risalire la china.
Su questo fronte allarma pure la situazione di Pomigliano D’Arco. La sede campana lavora due giorni alla settimana e potrebbe aggravarsi a stretto giro.
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