Cosa succederà adesso. La caduta del Governo potrebbe avere ripercussioni in Europa. Il futuro dell’auto elettrica è in bilico.
Nelle ultime ore la politica europea è stata scossa da una notizia a sorpresa che potrebbe avere ripercussioni anche sull’automotive. La caduta del premier francese François Bayrou a seguito della richiesta di approvazione di un piano di risparmi da 44 miliardi di euro per ridurre deficit e debito pubblico potrebbe rallentare ulteriormente il processo di conversione all’elettrico.
Il Governo democratico aveva spinto tra le altre cose, per il Green Deal, il leasing sociale per l’auto a zero emissioni, le multe ai costruttori per la CO2, il divieto dei motori termici entro il 2035 e gli extra bonus anti-Cina. Adesso, però, le dimissioni del primo ministro e la nomina di Sébastien Lecornu quale sostituto, potrebbero rimettere tutto in discussione.
Il Governo francese è caduto, ecco cosa ne sarà dell’elettrico
La prima data importante sarà il prossimo 12 settembre quando si deciderà l’avvenire del settore nel contesto del Dialogo Strategico quando i Paesi della Commissione Europea si confronteranno con l’ala più convinta della direzione green da intraprendere. Durante la giornata di dialogo interverrà anche la presidente Ursula Von del Leyen.
Il suo discorso riguarderà le condizioni dell’Unione stessa e ovviamente toccherà il famoso accordo per la transizione ecologica firmato nel 2019 quando la Germania era l’economia più solida del Continente e la Francia aveva una sinistra coesa e forte, mettendo in evidenza le criticità relative al progressivo passaggio al veicoli full electric, specialmente in confronto agli Stati Uniti, o al Dragone.
Stando ai dati forniti dalla CLEPA, la European Association if Automotive Suppliers, l’elettrico, oggi, rappresenta soltanto il 15% delle vendite globali malgrado gli incentivi e le multe ai costruttori per il mancato rispetto delle percentuali produttive da dedicare ai mezzi a batteria. In questo senso, soltanto nel 2024 l’indotto ha lamentato la perdita di 54mila posti di lavoro e nel 2025 ne spariranno altri 22mila.
Tutta colpa delle chiusure e dei fallimenti che inevitabilmente hanno colpito l’intera catena produttiva andando ad investire marchi importanti come Volkswagen e a spingere anche aziende specializzate nella creazione di automobili sportive e di lusso come Ferrari e Porsche a procrastinare la data di uscita dei modelli “verdi”, per non cadere nella trappola dell’insuccesso in cui sono finiti molti altri competitor.
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