Il colosso Chrysler è tra i più importanti del panorama dell’automotive americano. Scopriamo chi c’è dietro la produzione dei suoi motori.
In un mondo sempre più globalizzato, l’identità dei marchi, anche quelli storici, è diluita in cessioni e joint venture. Operazioni di fusioni dove la sopravvivenza non conosce geografia o latitudini. Il processo di evoluzione e trasformazione dei Gruppi è iniziato più di un quarto di secolo fa ed è inarrestabile. Nessun brand è immune o esposto al rischio, ed il panorama dell’automotive, anche quello statunitense, si dipinge di altre bandiere. Oggi, per curiosità o per dispetto dei tempi, vogliamo raccontarvi come Chrysler è cambiata nel tempo, e dove sono prodotti i suoi motori. Scegliete un posto comodo perchè è una storia con dei colpi di scena.
Il colosso è stato indipendente dal 1925 fino al 1998, in tale anno fu acquisito dalla Daimler-Benz. Il nuovo millennio ha segnato un punto di svolta, un giro di boa, per molte Case automobilistiche che hanno ceduto il passo per una sopravvivenza ai tempi moderni. Nel 2007 il Gruppo Chrysler passò sotto il controllo del gruppo finanziario Cerberus Capital Management.
Due anni dopo, nel 2009, Fiat acquista una quota di minoranza del gruppo statunitense, e nel 2011 ne prese il controllo maggioritario. Nel 2014 puntuale avviene l’unione tra il Gruppo Fiat e Chrysler Group in Fiat Chrysler Automobiles (FCA). Nel 2021 Groupe PSA e Fiat Chrysler Automobiles si fondono per dare vita a Stellantis. Evoluzione naturale, un cambiamento storico che ha visto un cambio della guardia sintomatico di un mondo che evolve per non morire.
La produzione dei motori Chrysler
Chrysler è costellata da una storia importante, e non per un effetto nostalgico ma per amore della verità vogliamo ricordare gli inizi di un’azienda che ha dato dignità e lavoro a migliaia di operai americani. La creazione dei sottomarchi Plymouth e DeSoto e l’acquisizione della Dodge sono un chiaro esempio dell’importanza del brand americano.
Nel 1966 il Gruppo Chrysler acquistò la Rootes e la SIMCA, entrambe già proprietarie di marchi come la Talbot e la Hillman, e fondò quindi la Chrysler Europe. Negli anni 1980 il Gruppo Chrysler comprò una quota del 20% di Mitsubishi. Inoltre, nel 1987, acquistò anche la AMC, Casa automobilistica da cui riprese la produzione di veicoli fuoristrada. Breve parentesi fu anche l’acquisizione della Lamborghini. Chrysler rimase indipendente fino al 1998, anno in cui fu acquisito dalla Daimler-Benz per costituire la DaimlerChrysler. Il resto è storia contemporanea di una produzione nel segno di Stellantis, dopo l’unificazione di FIAT Chrysler Automobiles in PSA.
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