La FIAT, nei tempi d’oro, poteva sfidare i più grandi costruttori al mondo, tra cui la mitica MINI. Scopriamo un modello che ha fatto la storia del Belpaese.
Quanto era animata la sfida in passato tra i costruttori europei? Non c’erano le interferenze di nuovi marchi cinesi e gli americani erano disinteressati alla creazione di vetture compatte per la città. I contesti urbani europei richiedevano delle macchine di dimensioni ridotte. Lo scopo era quello di creare delle auto versatili, pratiche nel traffico e facili da parcheggiare.
L’Inghilterra, patria di costruttori top come Lotus, McLaren, Bentley, Rolls-Royce, Jaguar, Aston Martin, portò alla luce l’idea di una utilitaria che doveva inneggiare allo spirito british. I tecnici puntarono su una compatta pepatissima con muso allungato, tetto piatto e coda tronca. Il risultato? Un gioiello di nome MINI che iniziò a spopolare anche in Italia e fare bella figura nelle sfide internazionale di rally. Replicare un capolavoro del genere fu opera complessa per i tecnici italiani.
La piccola utilitaria britannica fece ammattire anche Gianni Agnelli. Nella seconda metà degli anni ’60 il brand torinese rispose con l’Autobianchi A112. La vettura faceva leva sull’utenza femminile, arrivando ad essere realizzata per oltre 20 anni, sino al 1986. Divenne una delle vetture più longeve della storia dell’Automotive italiana, grazie alla sua fama di auto rapida e versatile.
L’anti-Mini italiana
Dante Giacosa ideò, attraverso la controllata Autobianchi, un’auto di modeste dimensioni, dall’aspetto elegante e a trazione anteriore. Come già avvenuto per la A111 nacque un design senza tempo che avrebbe dovuto lasciare il segno. Quando l’Autobianchi A112 venne presentata nel 1969 al Salone di Torino lasciò gli appassionati a bocca aperta.
Dopo un anno uscirono in strada i primi esemplari in Italia. La domanda fu talmente elevata che i tecnici non riuscirono a soddisfare tutte le richieste. Nel 1970, la A112 si aggiudicò il secondo posto per il titolo di Auto dell’anno, venendo battuta solo dalla mitica FIAT 128. Il cuore pulsante era quello di una FIAT 100, ovvero un quattro cilindri in linea con albero a camme laterale, con 903 cm³ di cilindrata e 44 CV di potenza massima derivato direttamente dal know-how della Casa torinese. Montava un cambio manuale a 4 rapporti molto corti, in grado di arrivare a 144 km/h, con consumi contenuti in media di 6,9 litri ogni 100 km, mettendosi in concorrenza con la leggendaria Mini.
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