La Lancia Delta Integrale è stata una delle icone del Made in Italy. La vettura torinese venne presa ad esempio anche dalla Fiat per la creazione di un esemplare assurdo.
L’Italia, sino a pochi anni fa, poteva vantare i più potenti bolidi al mondo in diverse categorie dell’automobilismo. Non solo Ferrari, ma anche Lancia riuscì a ritagliarsi uno spazio importante nelle sfide sullo sterrato. La Delta ha scritto pagine di storie, vincendo gare e mondiali a raffica. Oggi nella gamma della Casa piemontese è rimasta la sola Ypsilon che non offre certo le stesse emozioni.
I motori termici hanno un altro fascino e trasmettono un altro piacere di guida. La sportività autentica a poco a che fare con il peso di un pacco batteria sotto al cofano. Oggi persino le vetture sportive sono troppo pesanti. Ad entrare nella leggenda delle quattro ruote italiane sono state vetture larghe e dal peso piuma, come la Delta.
La Lancia, sempre rimanendo fedele al DNA storico, ha creato vetture adatte a qualsiasi contesto. Con la prima serie della Delta tanto ci si poteva vincere una sfida sullo sterrato, tanto andare a fare la spesa. Un punto di forza che poi è quello oggi, in dimensioni diverse, di crossover e SUV. La FIAT nel segno dello Scorpione si è tolta le sue soddisfazioni nel mondo rally, con ad esempio la leggendaria 131 Abarth.
Il Progetto Pandemonium della FIAT
Venne soprannominato così dagli ingegneri della M-Sport, noti per le collaborazioni con Ford, unendo la praticità di una Panda con il look della carrozzeria di una mitica Lancia Delta HF Integrale. Dall’esperienza dei tecnici di M-Sport prese vita una Panda 4×4 con il motore EcoBoost da 1,6 litri. Il motore venne pompato sino 300 cavalli di potenza massima. Il roll-bar, posizionato all’interno dell’abitacolo, obbligatorio nel mondo delle corse, venne omologato direttamente dalla FIA.
Il video in alto del canale YouTube della M-Sport è per intenditori. Il lavoro degli specialisti fu maniacale. Per ridurre il peso dell’auto venne rimosso il divanetto per i passeggeri. Al suo posto rimase solo una ruota di scorta, proprio come le auto che prendono parte ai rally. In caso di forature o danni i piloti possono intervenire subito per continuare la sfida cronometrica. L’auto torinese vanta anche dei fantastici parafanghi larghi oltre 30 centimetri. Godetevi lo spettacolo e alzate il volume nella cuffia.
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