L’Italia esce allo scoperto con una posizione che promette di cambiare il futuro dell’automotive europeo.
L’industria dell’auto vive un momento di crisi profonda. Ogni giorno arrivano notizie di tagli alla produzione, licenziamenti di massa e stabilimenti che chiudono i battenti. Bosch ha annunciato 13.000 esuberi, Volkswagen riduce la produzione elettrica e persino i marchi di lusso come Bentley rallentano sui progetti zero emissioni.
In questo scenario complicato, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha volato a Bruxelles con idee precise e una strategia che l’Italia porta avanti da tre anni. La posizione del nostro Paese diventa ancora più netta. Il Governo chiede da tempo di rivedere le regole del Green Deal e di anticipare la revisione del regolamento CO2. Alcuni obiettivi sono già stati raggiunti, come la rimozione delle super-multe e l’anticipazione della revisione normativa. Ma il tempo delle discussioni è finito.
La ricetta italiana per salvare l’automotive
Il piano che Urso ha presentato in Europa tocca diversi punti strategici. Prima di tutto, la richiesta di mantenere la neutralità tecnologica anche dopo il 2035. Questo significa permettere alle auto con motore a combustione di rimanere nelle concessionarie, purché alimentate con carburanti alternativi come e-fuel e bio-fuel. Una posizione che ha trovato sostegno in Germania, Francia, Svezia e Paesi Bassi durante gli incontri bilaterali.
Il ministro ha poi sottolineato un aspetto cruciale: il rischio di sostituire la dipendenza energetica dalla Russia con una dipendenza tecnologica da altri Paesi. Per evitarlo, l’Italia propone di produrre le batterie elettriche direttamente in Europa, mantenendo il controllo della tecnologia e garantendo la resilienza del continente.
La ricetta include anche la creazione di un Fondo specifico per la transizione dell’automotive e strumenti innovativi per startup e scale-up. In pratica, incentivi europei che combinino risorse comunitarie, nazionali e private in modo flessibile.
Il settore automotive rappresenta la prima industria europea e un pilastro dell’economia da cui dipendono milioni di posti di lavoro. Per questo Urso insiste sulla necessità di un approccio pragmatico che dia risposte concrete per auto, veicoli leggeri, pesanti e flotte aziendali.
La strategia italiana punta a garantire che l’Europa non perda competitività nel passaggio alla mobilità sostenibile, evitando di cadere in nuove forme di dipendenza tecnologica. Il ministro ha chiarito che serve realismo, senza paraocchi ideologici, per affrontare una crisi che ogni giorno diventa più evidente negli stabilimenti e nelle aziende della filiera.
Il momento delle decisioni è arrivato. L’Italia ha gettato la maschera e chiesto all’Europa di fare lo stesso, proponendo una strada diversa per il futuro dell’automotive continentale.
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