Altro colosso rimane vittima della crisi odierna dell’automotive. Ci rimettono ancora una volta gli operai.
Gli ultimi anni passeranno alla storia per una crisi inarrestabile nel mondo dell’automotive. Anche uno dei colossi più grandi e datati del settore è stato costretto a licenziare i suoi operai, i primi a rimetterci ogni qualvolta le aziende perdono capitale. La transizione ecologica voluta da parte degli organi internazionali per poter arrestare i cambiamenti climatici sembra fare acqua da tutte le parti, viste le decisioni prese per il comparto automobilistico e il corto circuito avvenuto con gli imprenditori e i loro rappresentanti politici (contrari al cambiamento) a livello nazionale.
Da una parte, infatti, associazioni ambientaliste e gran parte dei deputati europei sono riuscite a imporre la transizione ecologica ai Paesi membri. Essa, però, sarebbe dovuta avvenire anche tramite degli incentivi statali che la permettessero e agevolassero i cittadini ad acquistare le auto ibride o elettriche. Non sempre, però, questo è avvenuto con facilità e anche i pochi fondi spesi per poter migliorare le infrastrutture adatte a un utilizzo di massa dei veicoli ibridi o elettrici ha indotto diversi cittadini ad affidarsi ai modelli alimentati solo a carburante.
In questo contesto, varie aziende automobilistiche non sono riuscite a vendere i nuovi veicoli green in quantità tali da permettere loro di poter puntare in maggior parte su di essi. Le previsioni non sono state rispettate e a rimetterci sono stati in special modo gli operai che lavorano negli stabilimenti.
Uno dei colossi più datati ha dovuto licenziare centinaia di operai
La crisi in atto nel comparto dell’automotive non sta risparmiando nessun colosso del mondo occidentale e a rimetterci sono, in special modo, gli operai. Anche questa volta, infatti, si parla esclusivamente della perdita di ben 1000 posti di lavoro per loro, ma non di licenziamenti di massa a livello dirigenziale.
Ovviamente, i 1000 operai licenziati dalla Ford a Colonia, Germania, fanno un gran rumore. L’azienda statunitense aveva speso circa due miliardi di euro per poter allestire la propria fabbrica in terra tedesca per produrre auto elettriche, ma la poca domanda ha portato a questa decisione drastica.
La domanda di veicoli green rimane stagnante e urgono nuovi interventi statali e internazionali per poter far sì che questi mezzi possano esser venduti ancor più massicciamente che in precedenza. Se non si interverrà nel breve periodo, si rischia un vero collasso del settore e, questa volta, non toccherà soltanto gli operai in maniera consistente ma qualsiasi altro comparto collegato a quello dell’automotive, i quali già stanno subendo la crisi in atto.
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