Il settore dei motori da anni vive parecchi problemi e ora la notizia è terribile.
Negli ultimi anni si sta dando vita a una vera e propria rivoluzione nel settore dei motori, con la maggior parte delle aziende che purtroppo devono fare i conti con una crisi senza precedenti. Moltissimi colossi si trovano a dover stringere la cinghia per quanto riguarda gli investimenti e sicuramente si potrebbe alcune scelte istituzionali non sono state tra le più brillanti.
Il voler virare a tutti i costi verso la mobilità elettrica si è rivelata tremendamente fallimentare, con l‘Unione Europea stessa che ora sembra aver capito come una virata di questo genere non possa generare nulla di buono. Sono tante anche le aziende che stanno cercando ora di far quadrare i bilanci, limitando così la produzione elettrica.
A far capire come questa gamma non possa essere sostenibile lo si evince anche dalla crescita dei marchi cinesi, partiti come baluardi delle auto elettriche, ma che ora stanno virando sempre di più verso l’ibrido. Tra i principali marchi che stanno rendendo grandi le aziende cinesi nel mondo delle auto vi è senza dubbio la BYD, con questa che ora però deve fare i conti con una dura crisi.
BYD e l’addio di Warren Buffet: che crollo in Borsa
Se BYD da anni è considerata come uno dei marchi più ambiziosi nel prossimo futuro dalla maggior parte dell’opinione pubblica, questa stessa visione non è condivisa da Warren Buffet. Il noto miliardario americano infatti aveva iniziato a investire su questa azienda già dal 2008, capendo come questo colosso cinese avrebbe potuto imporsi nel mercato.
Purtroppo però, secondo lui, le previsioni future sono ben altro che positive in questo senso, tanto è vero che a inizio settimana ha venduto il 100% delle sue quote azionarie. Una mossa che ha portato a un crollo di ben 4 punti percentuali da parte di BYD nella Borsa di Hong Kong e di sicuro nessuno si aspettava una simile notizia.
A ben guardare non deve però sorprendere più di tanto. Buffet infatti aveva già iniziato a disinvestire nel 2022, tanto da detenere solo il 5% delle quote. Un’altra notizia non felice per una BYD che a livello globale ha dovuto fare i conti con una crisi nelle vendite e un secondo trimestre tutt’altro che positivo.
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