Non c’è pace per la Tesla, l’azienda che produce auto elettriche di proprietà di Elon Musk. Ora sono i lavoratori ad alzare la voce ed a citare in giudizio la compagnia con sede ad Austin.
Il 2025 è un anno nero per la Tesla, nobile decaduta del mercato delle auto elettriche. Sino a poco tempo fa, la compagnia di Elon Musk era indiscutibilmente il marchio di riferimento nel mondo delle BEV, ma ora le sue vendite sono calate in diverse parti del mondo, con la concorrenza cinese che sta man mano rimpiazzando ai vertici il marchio con sede ad Austin, in Texas.
L’immagine di Elon Musk è stata pesantemente intaccata nel momento in cui ha deciso di sostenere e finanziare la campagna elettorale di Donald Trump, che ha riportato il Tycoon alla casa Bianca per il suo secondo mandato. La Tesla ne ha pagato le conseguenze venendo boicottata da milioni di clienti, ed ora sono i lavoratori a pagarne le conseguenze. Negli USA sta accadendo qualcosa di molto preoccupante per l’azienda di Musk, che è stata nuovamente citata in giudizio.
Tesla, azione collettiva dei lavoratori a San Francisco
Secondo gli ultimi aggiornamenti, i lavoratori della Tesla hanno intentato una causa legale contro il marchio, accusato di preferire ai cittadini americani lavoratori con il visto, considerati più convenienti all’azienda lavorando con salari più bassi. In base all’azione collettiva avviata presso il tribunale Federal di San Francisco, la compagnia di Elon Musk starebbe violando le leggi federali sui diritti civili tramite una “preferenza sistematica” nell’assumere i lavoratori stranieri, dotati di visto di lavoro, licenziando quelli statunitensi in percentuali troppo elevate rispetto a chi è giunto sul suolo americano tramite visto di lavoro.
Secondo la denuncia, la Tesla dipende dai titolari di visti H-1B per lavoratori qualificati, inclusi quelli del 2024, anno in cui ha assunto ben 1.355 lavoratori con visto. Allo stesso tempo, l’azienda con sede in Texas ha licenziato ben 6.000 persone a livello nazionale, ed ovviamente, in tal caso, si parla di cittadini e lavoratori statunitensi, quasi per il 100% di quelli citati tra gli esuberi.
Al momento, pare che la Tesla non abbia risposto alle accuse, ma si sa con certezza che ad intentare la causa sia stato l’ingegnere informatico Scott Taub, assieme alla specialista delle risorse umane Sofia Brander. Entrambi sostengono che la casa di auto elettriche abbia rifiutato di assumerli dopo aver appreso che erano dei cittadini statunitense.
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