In Italia, la produzione di auto è in continua diminuzione, ed il gruppo Stellantis ha preso una decisione che fa discutere. Ecco cosa è stato deciso e quale sarà il destino dei lavoratori.
Tra l’Italia ed il gruppo Stellantis i rapporti non sono più rilassati da tempo, e la situazione dell’industria automobilistica nostrana si fa sempre più complessa. Ben 600 lavoratori del sito di produzione di Atessa hanno deciso di lasciare l’azienda, accettando l’incentivo alla pensione anticipata, che era stato proposto lo scorso anno.
Stellantis ha perso gran parte della forza lavoro, a seguito del calo della produzione che ha portato alla riduzione degli investimenti nel personale. Ebbene, Stellantis ha ora comunicato di aver nuovamente intenzione di fermare uno degli impianti più famosi dell’Italia, invitando anche i lavoratori a spostarsi, andando a seguire altri progetti fuori dal nostro paese.
Stellantis, i lavoratori di Cassino invitati ad andare in Serbia
Secondo quanto emerso, Stellantis chiuderà di nuovo lo stabilimento di Cassino, per via degli ordini ormai quasi pari allo zero che riguardano modelli come l’Alfa Romeo Giulia, la Stelvio e la Maserati Grecale. I dipendenti non hanno di fronte a loro un futuro chiaro, e dopo la pausa estiva, è in arrivo un altro fermo.
Nello specifico, lo stabilimento di Cassino si fermerà lunedì 15 settembre per quanto riguarda le linee di montaggio, ed è già il secondo stop nella prima metà di settembre. Nel periodo compreso tra i mesi di gennaio ed agosto 2025, su 144 giorni lavorativi complessivi, lo stabilimento è stato aperto solamente in 70 occasioni, con 74 giornate di stop. Mai, in passato, il Plant situato in provincia di Frosinone, nel Lazio, aveva vissuto una situazione tanto drammatica. I lavoratori, dunque, hanno un futuro difficile di fronte a loro, a meno che non accettino la proposta di Stellantis.
Nello specifico, il gruppo vuole trasferire circa 100 operai in Serbia, nello stabilimento di Kragujevac, dove nasce la FIAT Grande Panda. L’obiettivo è quello di ottimizzare le risorse, sostenendo la produzione del gruppo a livello internazionale. I lavoratori che accetteranno riceveranno un’indennità giornaliera di 70 euro, che andrà a sommarsi alla retribuzione mensile. I sindacati italiani però non sono d’accordo con la soluzione presa, dal momento che l’obiettivo è quello di ricreare lavoro e stabilità in Italia, e non certo di portare i nostri lavoratori a lavorare all’estero. E sarà interessante valutare la risposta dei dipendenti all’invito del gruppo.
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