Una BMW fuori dagli schemi: grande cilindrata, pochi giri, tanta coppia. Nata per consumare poco senza rinunciare al piacere di guida.
All’inizio degli anni ’80 il mondo dell’auto cercava una via d’uscita tra crisi energetica e regole più severe. Anche a Monaco la domanda era chiara: come salvare il 6 cilindri, simbolo del marchio, rendendolo più sobrio? La risposta fu controcorrente e oggi racconta una pagina poco citata della storia BMW.
Invece di inseguire la potenza in alto, si puntò sulla coppia in basso, sul comfort di marcia e su consumi contenuti. Una filosofia che prese forma nella 525e: “e” come eta, efficienza. La ricetta ribaltava i canoni dell’epoca e anticipava idee che oggi diamo per scontate: meno regime, meno attriti, più relax. Non una sportiva travestita, ma una berlina fatta per macinare chilometri in silenzio e con misura, restando fedele al Dna della Casa.
BMW 525e: efficienza a basso regime
Il contesto era difficile: dopo il primo shock petrolifero del 1973 e il secondo del 1979, benzina cara, diesel in ascesa in Europa e norme CAFE negli USA mettevano pressione sui costruttori. BMW accantonò un V12 da 4,5 litri quasi pronto e scelse una strada multipla: dal sei M20 derivò il diesel M21 per 324d/td e 524d/td, ma serviva anche un benzina diverso. Nacque così l’idea: non downsizing, ma cilindrata maggiore con erogazione “piena” in basso.
Nel 1981 arrivò per gli USA la 528e con catalizzatore a tre vie; nel 1983 debuttò in Germania la 525e, seguita nel 1985 dalla 325e in Europa. Il sei in linea passò da 2,0 a 2,7 litri (2.693 cc) con alesaggio e corsa rivisti, zona rossa a 4.500 giri/min e picco di potenza a soli 4.250 giri/min.
122 CV con catalizzatore, 125 CV senza. La coppia era il centro del progetto: 230 Nm (240 senza cat.) a 3.250 giri/min, supportata da lunghi condotti d’aspirazione per sfruttare la risonanza ai bassi. Blocchi leggeri (ghisa per il monoblocco, alluminio per la testata), valvole e fasce a bassa tensione, e un albero a camme con quattro supporti riducevano gli attriti.
Rapporto al ponte di 2,93:1 per tenere i giri giù in autostrada, gestione elettronica dedicata e il “BMW Energy Control”, l’indicatore analogico dei consumi che molti ricordano.
Secondo BMW, la 525e accelerava meglio della 520i usando il 9% in meno di carburante. Il dato ufficiale parlava di 8,4 l/100 km con benzina normale: numeri notevoli per cilindrata e periodo. Non costava poco: nel 1983 servivano 30.165 marchi, poco sotto i 29 milioni di lire, equivalente grosso modo a 30.000 euro odierni. Eppure il mercato rispose: fino al 1987 furono costruite 40.621 525e per l’Europa e 89.853 528e per USA e Giappone.
Oggi la 525e è una youngtimer particolare. Linee E28 sobrie, cromature e pannello tra i fari posteriori hanno il loro fascino. All’epoca i dépliant la definivano “per chi guida con calma attiva”. Definizione che, a distanza di decenni, le calza ancora.
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