Un progetto nato per inseguire la Fiat Punto, trasformato in un caso da manuale della storia Mercedes: pagò un errore di fondo e crollò.
Nei primi anni 2000, quando la Fiat Punto macinava numeri e rispetto, in molti provarono a replicarne la formula. La compatta torinese aveva tre generazioni riuscite e un seguito internazionale: milioni di esemplari su strada, un riferimento chiaro in termini di equilibrio tra spazio, prezzo e praticità.
Il risultato fu una scia di tentativi più o meno ispirati. Tra questi, uno in particolare fece rumore: il progetto con cui Daimler cercò di allargare il perimetro di Smart oltre la collaudata Fortwo. L’idea era semplice sulla carta: passare dalla citycar a due posti a una vera utilitaria a quattro sedili, con un design giovane e un taglio urbano.
Quando Mercedes volle copiare la Fiat Punto
Per lanciare la Forfour, Smart si appoggiò a una collaborazione tecnica con Mitsubishi, allora nell’orbita Daimler. La base meccanica era condivisa con la Colt: una piattaforma razionale, motori benzina e diesel, impostazione europea. Sulla carta, c’erano tutti gli ingredienti per entrare nel segmento B con credibilità: dimensioni giuste, linea fresca, interni modulabili, un marchio forte alle spalle.
Eppure, il progetto non decollò. Le vendite rimasero lontane dagli obiettivi e l’iniziativa venne chiusa in fretta, dopo appena due anni di carriera: un epilogo brusco per un modello pensato per fare volume.
Il punto debole stava nell’impostazione di fondo. Per inseguire un posizionamento “di marca”, la Forfour fu confezionata con una dotazione ricca, finiture curate e contenuti da segmento superiore. Una scelta coerente con l’immagine di Mercedes, meno con le aspettative di chi cerca un’utilitaria.
L’eccesso di ambizione, infatti, si tradusse in listini alti rispetto alla concorrenza diretta. E quando la battaglia si gioca su prezzo, praticità e costi d’uso, il pubblico è poco disposto a pagare un sovrapprezzo per il badge se il vantaggio concreto non è evidente.
Nel confronto implicito con la Fiat Punto, la Forfour appariva come una “mezza Mercedes” in un territorio dove contano sostanza e convenienza. La Punto, dal canto suo, aveva costruito la propria forza su un mix riconoscibile: grande diffusione, gamma ampia, costi ragionevoli, tanta funzionalità.
La storia ebbe un seguito anni dopo, con un’altra Forfour derivata dalla Fortwo: stessa idea di allargare l’offerta, stavolta con un approccio più pragmatico, allungando il passo e contenendo la complessità. Un modo per rientrare nel segmento senza ripetere l’errore originario: voler fare un’utilitaria “premium” per un pubblico che non la stava chiedendo.
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