Una passeggiata tra i moli rivela una notizia shock: l’elettrico lascia il mare, entra in scena l’idrogeno.
Navi e traghetti hanno consumi enormi, motori alimentati a combustibili fossili e scarti pesanti da gestire. L’impatto ambientale, per anni, è stato il tallone d’Achille del settore: emissioni in quota, sversamenti, residui di manutenzione, persino rifiuti di bordo.
Per certi profili energetici, l’elettrico non basta. La svolta non sta nella spina, ma in un carburante diverso, capace di dare autonomia e continuità operativa senza scaricare sull’ecosistema il conto delle emissioni.
Idrogeno al posto dell’elettrico in mare
A San Francisco è entrato in servizio Sea Change, un traghetto passeggeri alimentato a idrogeno che punta a ridurre l’impronta del trasporto marittimo senza affidarsi a una sola wattora di batterie per la propulsione principale.
Settantacinque posti, linee regolari tra il Ferry Terminal e Pier 41, e una scelta netta: viaggi gratuiti per sei mesi per far provare a tutti come funziona una corsa a emissioni dirette zero senza ricorrere alla ricarica in banchina.
L’obiettivo è dimostrare sul campo che, in acqua, le celle a combustibile colmano quel vuoto dove l’elettrico a batteria fatica: richieste di potenza elevate, continuità di servizio, tempi stretti tra un’andata e un ritorno.
A spingere in questa direzione non sono solo gli operatori di linea. Attorno al progetto si è creato un fronte comune tra pubblico e privato: distretti di mobilità locale, flotte che gestiscono i collegamenti, partner industriali dell’energia e persino attori del trasporto aereo interessati alla filiera dell’idrogeno.
Perché proprio l’idrogeno? Per il profilo energetico. Una nave chiede picchi e costanza che mettono in crisi pacchi batteria troppo pesanti o ingombranti per garantire autonomia e turni serrati. Le vele rigide e le soluzioni eoliche ausiliarie stanno facendo la loro parte su rotte oceaniche, ma sui traghetti veloci serve spinta immediata.
Le celle a combustibile erogano energia pulita in marcia, con tempi di rifornimento più vicini a quelli dei carburanti tradizionali. Non è un cambio di bandiera semplice, né definitivo: la partita delle alternative resta aperta e include anche combustibili come il metanolo. Ma il messaggio che arriva dalla Baia è potente: dove l’elettrico terrestre brilla, in mare la scelta può essere diversa.
Resta una consapevolezza: la sostenibilità marittima non si risolve con un’unica ricetta. Ogni rotta ha il suo profilo, ogni scafo il suo fabbisogno. L’esperimento di San Francisco segna un punto: per le navi, “abbandonare l’elettrico” significa scegliere l’energia giusta per ogni contesto, e oggi quell’energia, sempre più spesso, si chiama idrogeno.
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