La Fiat sa benissimo di avere nella Panda il proprio modello di riferimento, ma dove la producono?
Non ci sono dubbi sul fatto che in questi ultimi anni, la Fiat abbia trovato il modo di basarsi moltissimo sulla Panda per poter diventare sempre più centrale nel mercato automobilistico italiano. Un modello che è perfetto per ogni occasione, dalla città alle strade strette di montagna.
Non è di certo stato un caso che sia stata proprio lei la prima utilitaria della storia a utilizzare la tecnologia della trazione integrale. Molti in casa Fiat erano preoccupati negli anni ’80 per questa decisione, ma ci sono ben pochi dubbi sul fatto che si sia trattato di una scelta perfetta.
Oggi la Panda si presenta solo con una motorizzazione Mild Hybrid, con il motore che è un 3 cilindri da 999 di cilindrata e che ha modo di erogare un massimo di 70 cavalli. Le dimensioni mostrano una vettura da 365 cm di lunghezza, una larghezza da 164 cm e un’altezza da 155 cm, il che garantisce un’omologazione o per 4 o per 5 persone, ma la produzione non tutti sanno che non avviene a Torino.
Fiat Panda: tra Pomigliano e la Grande Panda in Serbia
Nonostante la Fiat abbia nella Panda il proprio modello di riferimento, non tutti sanno che la sua produzione non è a Mirafiori o nella zona di Torino. Infatti l’utilitaria per eccellenza è prodotta direttamente a Pomigliano d’Arco, con lo storico stabilimento campano che ha in questa vettura il proprio punto di forza.
Le vendite della Panda sono ancora ampiamente positive, tanto è vero che nessuno ha modo di tenerle testa, con le vendite che sono a quota 70.169, oltre il doppio rispetto alle 32.064 della Dacia Sandero seconda. Stellantis prosegue molto bene con il terzo posto della Jeep Avenger con 31.027 modelli e con i 27.458 della Citroen C3.
La Panda però non sarà torinese, ma almeno rimane italiana, invece la Stellantis ha preso tutta un’altra decisone con la Grande Panda. In questo caso il crossover infatti nasce a Kragujevac, in Serbia. Una scelta che aveva fatto sicuramente molto discutere, ma che forse ha permesso di poter mantenere i prezzi molto più contenuti rispetto alla concorrenza nel settore, con la “torinesità” che ormai è più storica che effettiva.
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