Autonomia infinita: l’auto dei record ha numeri impressionanti, ma attenzione ai dettagli di guida, che sono molto importanti
Quanto si può spremere da un’elettrica quando tutto ruota attorno all’efficienza. La storia nasce lontano dal marketing: un gruppo di quaranta ingegneri GM in Michigan decide di verificare fin dove può arrivare un pick-up elettrico di serie, senza trucchi software, solo con metodo e pazienza.
Il protagonista è un Silverado EV WT, la versione d’ingresso, messo alla prova per una settimana su strade pubbliche tra i dintorni del Milford Proving Ground e l’isola di Belle Isle, a Detroit. L’obiettivo è semplice e radicale: ridurre al minimo ogni perdita. Velocità basse, consumi ridotti, resistenze tagliate.
Autonomia infinita: cosa significa davvero
Sette giorni di marcia con andatura da passeggio: tra 30 e 40 km/h costanti, climatizzatore spento, acceleratore sfiorato, niente scatti inutili. Una condotta che nella vita reale non si pratica, ma che diventa la chiave per spremere ogni wattora.
Sull’auto ci sono accorgimenti semplici e mirati: pressione degli pneumatici al limite consentito, ruota di scorta tolta, assetto ottimizzato, copertura del cassone per pulire l’aerodinamica. Tutto entro i confini del buon senso, senza interventi invasivi.
Qui entra in scena l’alleata più pesante: la batteria. Quella del Silverado EV è una XXL vera, da 205 kWh e circa 1,3 tonnellate. Un “serbatoio” enorme che, se trattato con cura e con le giuste condizioni, cambia il quadro.
La Casa dichiara circa 750 km nel ciclo EPA, più severo del WLTP: già così il dato è notevole per un pick-up di queste dimensioni. Ma con la disciplina estrema adottata dagli ingegneri il contatore corre ben oltre: 1.704 km con una carica, nuovo primato tra le elettriche, oltre 500 km in più rispetto alla precedente migliore, la Lucid Air.
Non è un format replicabile in autostrada, con il clima acceso e i limiti da rispettare, ma resta un segnale forte per l’industria: la distanza non dipende solo dai kWh, bensì da come li si spende.
In termini pratici, il record dice che le architetture attuali, con batterie molto capienti e powertrain ottimizzati, possono spingersi ben oltre i dati omologativi se si eliminano le variabili penalizzanti. È una buona notizia per chi progetta: significa che c’è spazio per affinare gomme, assetti, software di gestione e aerodinamica dei pick-up, tradizionalmente svantaggiati per massa e sezione frontale.
Un primato vero con un mezzo di serie, raggiunto senza magie ma con rigore e pazienza. Non cambia la vita di tutti i giorni, però indica la direzione: meno dispersioni, più efficienza, più autonomia utile. E fa capire che, quando si gioca sul filo, l’energia risparmiata vale quanto quella immagazzinata.
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