Altro che auto elettrica: il 2024 segna un record mondiale dell’energia più “sporca”. Una notizia che irrita gli ambientalisti
La narrativa ufficiale racconta un futuro pulito grazie all’auto elettrica. L’Europa abbraccia a spron battuto la transizione green, spingendo i costruttori a convertire fabbriche e filiere produttive, spesso a caro prezzo. Dietro i proclami, però, le difficoltà sono tangibili: chiusure di impianti, ondate di disoccupazione e incertezze nei mercati.
I Paesi dell’Unione, pur riducendo drasticamente le emissioni sul proprio territorio, devono affrontare una concorrenza spietata, in particolare dalla Cina, che gioca una partita tutta sua. L’auto elettrica arriva come la panacea, ma il suo impatto sul sistema industriale e sul mondo del lavoro europeo è tutt’altro che indolore.
Svelata la grande bugia
Mentre qui da noi si lotta tra regolamenti, vincoli e incentivi che spesso non bastano, altrove le dinamiche sono ben diverse. E c’è una notizia che rischia davvero di far storcere il naso agli ambientalisti più convinti, portando alla luce un retroscena tenuto spesso in ombra.
Il 2024 passerà alla storia come l’anno del massimo mondiale nei consumi di carbone: 8,8 miliardi di tonnellate, in crescita rispetto al 2023. Un primato certificato dai report più autorevoli, che non promette inversioni di rotta nemmeno per i prossimi due anni.
Cina, India e Indonesia compensano i cali registrati nelle economie avanzate come l’Europa o il Nord America. La Cina da sola consuma il 56% del carbone mondiale e la sua fame energetica poggia saldamente su questa risorsa.
Non sorprende quindi che, tra centrali elettriche e industrie, una tonnellata su tre di carbone venga bruciata proprio nel Celeste Impero, spesso per produrre l’energia necessaria a ricaricare la flotta locale di auto elettriche.
E mentre qui si discute di transizione ecologica, il trade internazionale di carbone rompe ogni record, con l’Australia in testa tra i fornitori e l’Indonesia regina dell’export. In parallelo, Paesi come la Germania, che fino a qualche anno fa guidavano la svolta green europea, fanno marcia indietro: nel primo semestre del 2025, il consumo tedesco di carbone è salito addirittura dell’11%. Colpa della scarsa produttività di eolico e idroelettrico e di una domanda elettrica in crescita? Di fatto la soluzione più immediata è stata tornare al carbone, nonostante i proclami contrari.
Il paradosso si compie: l’Unione Europea impone l’auto elettrica, chiudendo al gas russo e puntando sulle rinnovabili, ma intanto diversi Paesi – Germania, Polonia, Romania – si affidano ancora pesantemente al carbone per far fronte ai bisogni energetici nazionali.
Un cane che si morde la coda, soprattutto mentre la Cina sfrutta senza mezzi termini ogni leva disponibile: da un lato cresce nel fotovoltaico, dall’altro consolida il suo primato mondiale nel consumo di carbone, diventando leader indiscussa anche nei settori “full electric”.
Il quadro che emerge, insomma, smaschera una contraddizione di fondo: dietro la corsa all’auto elettrica si cela un sistema energetico globale che, invece di abbandonare il carbone, lo rilancia a livelli mai visti prima. Una realtà che, a molti, sicuramente non piacerà.
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