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L’auto più strana mai partorita da un italiano: sotto il cofano c’era un mostruoso motore Audi

Supercar - Reportmotori.it
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Oggi faremo un passo indietro nel tempo, per raccontarvi la storia da brividi di una delle auto più strane mai nate in Italia. Aveva un motore Audi ed ogni suo particolare è unico.

L’Italia è un punto di riferimento per quanto riguarda il settore delle supercar, ed oggi vi riporteremo indietro nel tempo, per parlarvi di un vero e proprio capolavoro della nostra ingegneria e del design. Nel 1998, la Italdesign presentò la Aztec, svelata in occasione del Salone dell’Auto di Torino, una vettura che colpì gli appassionati per via delle sue linee.

Supercar auto più strana
Supercar ecco i suoi segreti (Italdesign) – Reportmotori.it

Fu presentata assieme alle sorelle Aspid ed Asgard, prototipi creati dall’azienda per celebrare il suo 20esimo anniversario. A disegnarla fu il fondatore di Italdesign, il grande Giorgetto Giugiaro, che impresse, ancora una volta, il suo tocco magico. Giugiaro volle celebrare lo stile delle barchette degli anni Cinquanta e Sessanta con la sua Aztec, rinunciando a due gran numero di elementi divenuti comune. Infatti, creò un modello privo di tetto, con linee morbidi e superfici più nette ad intervallarle. Il frontale ricorda la Chevrolet Corvette C4, che alla fine degli anni Novanta era molto popolare.

Italdesign, ecco la Aztec firmata da Giorgetto Giugiaro

La Italdesign Aztec era unica nel suo genere, con un cofano molto lungo che caratterizzava un frontale non troppo ricercato nelle sue forme, che era privo anche di gruppi ottici. C’erano le luci a scomparsa, utili per non avere troppo impatto sull’aerodinamica. Presente, nella parte posteriore, un grande alettone realizzato in fibra di carbonio, così da aumentare ancor di più la downforce. Le ruote posteriori, come potete vedere, non sono a vista, e vengono coperte da una carenatura, dove c’erano dei pannelli.

Italdesign Aztec firmata da Giorgetto Giugiaro
Italdesign Aztec in mostra (Italdesign) – Reportmotori.it

Anche gli interni non erano di certo convenzionali, visto che vi si poteva accedere sollevando la parte superiore della portiera, che integrava i deflettori, composti da ambienti simmetrici. C’erano due mini-abitacoli, con due volanti a disposizione, non entrambi per guidare, ma per gestire l’infotainment nel caso del passeggero.

Ed il motore? Era un 2,2 5 cilindri di casa Audi, con potenza di 250 cavalli, preso da un modello 200 Turbo, ma con la potenza che era stata nettamente aumentata. La meccanica era firmata interamente dalla casa di Ingolstadt, visto che fu impiegata la trazione integrale Quattro, cambio manuale a cinque marce. L’impianto frenante era a quattro dischi, per un gioiello di cui è bene andare fieri ancora oggi.

Scritto da Giovanni Messi

Giornalista pubblicista. Amante del motorsport e della scrittura, passioni che ho coniugato facendone il lavoro che amo. Non fermatevi mai davanti a nulla.

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