L’ente per il trasporto pubblico della capitale , il TFL, aveva bloccato nello scorso mese di novembre, la licenza a svolgere l’attività con Uber
Così il 28 settembre la Westminster Magistrates Court di Londra, dopo aver accolto il ricorso avverso la sospensione della licenza, ha autorizzato la compagnia americana a continuare la sua attività.
Uber potrà continuare ad operare nel rispetto delle leggi inglesi, pur se il rinnovo della licenza ha una durata limitata a 18 mesi, periodo durante il quale la compagnia americana sarà costantemente monitorata nei suoi comportamenti.
Jamie Heywood, responsabile dell’Azienda Americana per l’Europa settentrionale e orientale ha commentato la decisione come un riconoscimento dell’impegno sempre più profondo verso il pubblico.
L’azienda così continuerà a svolgere la sua attività nel rispetto della sicurezza e per gli operatori, e per i clienti.
Di certo il Vecchio Continente si dimostra tale di nome e di fatto, perché non è capace di dare regole certe per lo svolgimento di talune attività per taxi, per app relative alla nuova mobilità e al car sharing.
Basta pensare che in Italia la legge che disciplina il tutto è in vigore dal 1992, quando della nuova mobilità e delle attività alla stessa connesse non c’era assolutamente traccia.
Una regolamentazione che disciplini il tutto, che crei una concorrenza leale, non può che andare a beneficio dell’utente finale e soprattutto della grande mobilità nelle affollate metropoli.
Oggi il mondo è cambiamo per via della pandemia, il traffico molto meno intenso grazie allo smart working, ma in un futuro ci auguriamo prossimo, tutto tornerà come prima, anche il traffico…