Jump con tuta alare da 7220 m
Più di quattro anni sono stati impiegati per preparare il salto, specialmente per lo sviluppo di una speciale tuta alare di nuova concezione. Rozov e il suo team, inclusi quattro sherpa e la troupe di fotografi e cineoperatori, sono stati sull’Himalaya per tre settimane prima del lancio del 5 maggio.
L’ascesa è cominciata dal lato cinese, sulla famosa via nord. Rozov aveva scelto come luogo del lancio il punto più alto della parete nord, ad un’altitudine di 7220 metri. Ci sono voluti quattro giorni di arrampicata per raggiungere dal campo base il punto prescelto. Alle 14 e 30 ora locale, Rozov ha compiuto il salto con una temperatura di -18 °C e venti contrari. Poiché il primo precipizio non è veramente alto, i momenti iniziali della caduta nell’aria rarefatta sono stati i più critici di tutto il salto. Rozov ha dovuto aspettare più del solito per passare dalla caduta libera al volo a causa della scarsa densità dell’aria. Dopo questa fase, il russo ha volato per circa un minuto alla velocità di 200 km/h lungo la parete nord per poi atterrare in sicurezza sul ghiacciaio Rongbuk, ad un’altitudine di 5950 metri.
“Solo quando sono tornato a casa, ho capito quanto lo sforzo sia fisico che psicologico sia stato intenso per me” ha dichiarato Rozov, padre di tre bambini, appena tornato nella sua casa di Mosca. “Quando guardi i video del salto, realizzi che ci è voluto più tempo del solito per passare dalla fase di caduta a quella di volo”.