Le sole tracce che rimasero a testimoniare la lontana derivazione dalla 308 furono evidenti attorno al profilo dell’abitacolo e nella linea di color nero satinato ai lati della carrozzeria: tutto il restante styling riguardante il corpo vettura era completamente nuovo, come nuovi erano i materiali che lo costituivano. Il frontale basso e aggressivo scorreva verso la coda in un percorso costellato di prese d’aria e sfoghi per il raffreddamento. Il lunotto panoramico, sotto il quale si vedeva parte del propulsore, accompagnava lo sguardo fino al grande alettone posteriore a tutta larghezza: negli anni ottanta, quest’appendice aerodinamica divenne la massima icona rappresentante il concetto di vettura ad altissima potenza. Il pubblico la amò subito. Si formarono code di clienti che si presentavano con il libretto degli assegni in mano pronti a iscriversi nelle liste d’attesa, nonostante la Ferrari non avesse ancora comunicato quante vetture sarebbero state costruite e in quale lasso di tempo: ciò fu deciso per cercare di evitare il ripetersi dello straordinario clamore generato dalla GTO, ma l’iniziativa non riuscì a calmare la tempesta di ordinazioni. Era così innovativa e desiderabile che il pubblico la voleva a tutti i costi, e subito! Quando il boom delle supercar raggiunse il suo apice nel 1989, qualche esemplare cambiò proprietario per cifre equivalenti vicine al milione di euro.