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Gli Elkann perdono anche Ferrari? Il crollo netto mette in discussione l’icona italiana

Published by
Simone Tortoriello
Tempo di lettura: 3 minuti

Continua l’anno nero per la famiglia Elkann, che oltre ai problemi con Stellantis si trovano a fronteggiare una situazione delicata anche con Ferrari

Da anni il Cavallino Rampante rappresenta uno dei titoli più osservati della Borsa italiana, capace di attirare investitori ben oltre il perimetro degli appassionati di auto sportive. Quando c’è di mezzo la  Ferrari, infatti, il confine tra passione e finanza è sempre molto sottile, perché ogni movimento del titolo viene letto anche come un termometro dello stato di salute dello status symbol per eccellenza dell’automotive e del lusso Made in Italy.

Gli Elkann perdono anche Ferrari? Il crollo netto mette in discussione l’icona italiana (Reportmotori.it)

Tra novembre e dicembre 2025 le azioni di Ferrari hanno registrato una flessione significativa, passando da circa 346 euro a 315 euro per azione. Un calo che, secondo le stime, supera il 30% e che ha inevitabilmente acceso il dibattito tra analisti e investitori, soprattutto considerando la forza del marchio e la sua apparente immunità alle crisi di mercato.

Elkann in perdita anche con Ferrari: cosa sta accadendo

A rendere la situazione “strana” è il fatto che questa discesa non sembra legata a problemi strutturali dell’azienda. Le vendite restano solide, i margini continuano a essere tra i più alti del settore automotive e nemmeno i risultati in Formula Uno, spesso tirati in ballo quando si parla di Ferrari, possono essere considerati la causa principale del calo. Il marchio continua a godere di una domanda elevata e di un portafoglio ordini che garantisce visibilità sui ricavi futuri.

Elkann in perdita anche con Ferrari: cosa sta accadendo (Reportmotori)

La spiegazione più condivisa riguarda invece il comportamento del mercato. Negli anni precedenti il titolo Ferrari aveva corso moltissimo. Nei tre anni fino allo scorso febbraio aveva messo a segno un rialzo superiore al 150%, una crescita che aveva portato le valutazioni su livelli particolarmente elevati. In questo contesto, la correzione degli ultimi mesi appare più come una presa di profitto che come una bocciatura del modello di business.

Molti investitori avrebbero quindi deciso di vendere dopo una lunga fase di rialzi, ritenendo il titolo arrivato a una fase di maturità temporanea. Una dinamica piuttosto comune per le azioni che registrano performance eccezionali in tempi relativamente brevi, soprattutto in un periodo in cui i mercati sono più sensibili ai temi dei tassi di interesse e alle valutazioni considerate troppo generose.

Una notizia tutt’altro che positiva per la famiglia Elkann, dopo un anno tremendo anche per Stellantis, culminato con l’addio di Tavares e la situazione di crisi in Borsa. Per l’erede degli Agnelli John Elkann, con ogni probabilità si chiuderà un anno in rosso anche per la “Rossa” per eccellenza.

Dal punto di vista industriale, Ferrari continua a seguire una strategia molto chiara. Produzione limitata, forte controllo dell’esclusività, margini elevati e un percorso di elettrificazione graduale che non intende snaturare l’identità del marchio. Tutti elementi che, nel medio e lungo periodo, restano apprezzati dagli investitori e che difficilmente giustificherebbero un crollo legato a problemi interni.

Per chi osserva Ferrari con l’occhio del “tifoso” o appassionato, la fase attuale della Borsa racconta che il valore del marchio resta intatto, ma anche i titoli più solidi non sono immuni dalle logiche del mercato finanziario. Dopo una corsa così lunga e intensa, una fase di assestamento era probabilmente inevitabile.

Resta ora da capire se il titolo abbia già trovato un nuovo equilibrio o se la volatilità continuerà ancora per qualche tempo. Di certo Ferrari rimane uno dei casi più interessanti del panorama automotive, un’azienda capace di far convivere risultati industriali, prestigio sportivo e attenzione costante dei mercati. Anche quando il rosso di Maranello, almeno in Borsa, diventa un po’ meno brillante.