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La FIAT che puntava ad essere una Mercedes, ma diventò un flop: ha ancora oggi un primato

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Davide Russo
Tempo di lettura: 2 minuti

La Casa torinese ha prodotto vetture riuscitissime sul mercato, ma anche auto che non hanno avuto un grosso impatto e sono state dimenticate.

Dici FIAT e pensi subito al successo delle utilitarie 500 e Panda, ma in passato sono uscite dagli stabilimenti del Lingotto anche auto pessime che non sono state capite o non hanno venduto. Un esempio su tutti è la FIAT Argenta, una rivisitazione della 132 in un mercato già saturo e cambiato.

Il flop della FIAT (Pixabay) Rerportmotori.it

La berlina di classe medio-alta venne prodotta dal 1981 al 1985, ma era già nata vecchia. Le risorse erano poche e la base di partenza era una vettura di 10 anni prima. Dato il successo della Uno, i tecnici decisero di produrre una berlina che avrebbe dovuto sfidare poi Lancia Thema, Alfa Romeo 164 e Saab 9000.

Il lavoro dei tecnici? Frontale e coda ridisegnati, con gruppi ottici rettangolari molto ampi, i paraurti e fascioni laterali in plastica, classici per l’epoca, con profili lucidi e le abbondanti cornici cromate. Gli interni vennero rivisti, con un rivestimento dei sedili di un certo tono.

Il flop della FIAT Argenta

All’esordio la nuova berlina, denominata Argenta in memoria di Argenta Campello, figlia di Maria Sole Agnelli, e disponibile nelle versioni “1600”; “2000 i.e.” (1995 cm³, 122 CV DIN) e “2500 Diesel” 2445 cm³, 72 CV DIN, riconoscibile dagli altri modelli della gamma per il rigonfiamento sul cofano motore anteriore, venne accolta nel Belpaese. Date una occhiata al video in basso del canale YouTube Centro Storico FIAT.

Il controllo di serie sulla “2000 i.e.”, la berlina FIAT aveva una pessima tenuta di strada sul bagnato e da prestazioni per niente brillanti a fronte di consumi sostenuti. Arrivò anche un restyling con paracolpi laterali semilucido, mascherina con nuovo logo FIAT a 5 barre oblique, e un look più squadrato. Il problema della vettura è che sapeva di anni ’70 e i tratti marcati esterni erano già stati sostituiti da un nuovo linguaggio stilistico.

Rappresentò un tentativo di mantenere in vita lo schema della Fiat 132 in un mercato che aveva già altre mire. Con un telaio identico, ancora al passato, non si potevano fare miracoli. Nel 1983 arrivò il nuovo turbodiesel da 90 cavalli, derivato dal 2.5 litri tradizionale, seguito nel 1984 dalla versione SX equipaggiata con un motore 2.0 bialbero compresso da 135 cavalli. Tutto inutile, questa vettura non piacque.