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Oggi vi parleremo di una delle auto più iconiche della storia della Lamborghini, ma anche una delle più rare e meno conosciute. Scopriamo tutti i segreti di questo futuristico prototipo.
La storia della Lamborghini è ricca di modelli iconici, capolavori assoluti che hanno segnato varie epoche del settore automotive. Al giorno d’oggi, la casa del Toro vive un momento estremamente positivo, con vendite in costante ascesa ed una popolarità eccezionale. In passato, a Sant’Agata Bolognese non mancavano gli esperimenti, che portavano alla realizzazione di modelli davvero unici. Un esempio viene dalla Urraco Bertone Bravo, vale a dire una Concept Car risalente al 1974.
La potremmo definire una Lamborghini che viene dal futuro, un prototipo che, pur risalendo a 51 anni fa, sembra quasi attuale, e che alla sua epoca era sicuramente in anticipo sui tempi. L’unveiling ufficiale avvenne al Salone di Torino, e fu prodotta in un solo esemplare, senza mai essere assemblata in serie. Era lunga 3.739 mm per una larghezza di 1.882 mm ed un’altezza di 1.041 mm, mentre il passo raggiungeva quota 2.253 mm. Il peso era contenuto a soli 1.085. Come anticipato, il design è stato curato da Bertone, per mano di Marcello Gandini.
La Lamborghini Bravo è stata testata da alcuni esperti del marchio, ed ereditò la meccanica della Urraco, della quale avrebbe potuto prendere il posto nella gamma. Introduce un cofano anteriore solcato da un numero elevato di sfiati di forma rettangolare, cosa che accadeva anche al posteriore. A dominare la linea del modello c’erano le vetrate scure, mentre i cerchi erano ripresi dalla Silhouette, altra supercar della casa del Toro. L’esemplare prodotto fu venduto nel 2011 per circa 588.000 euro al Concorso di Eleganza di Villa d’Este.
A bordo, dominava l’Alcantara, tanto per sottolineare la vena estremamente lussuosa di questo modello. Il motore della Lamborghini Bravo era un V8 a corsa corta con 280 cavalli di potenza massima, sprigionati ad 8.000 giri al minuto. Il cambio era meccanico a 5 marce e RM con differenziale autobloccante, con frizione monodico a secco. Ad occuparsi dell’alimentazione troviamo 4 carburatori doppio corpo invertiti, mentre la distribuzione bilatero in testa era comandata da catene ed ingranaggi, e con due valvole per cilindro inclinate e camere di scoppio emisferiche.