Lando Norris, addio al Mondiale? Ora i tifosi McLaren tremano (Ansa - reportmotori.it)
Lando Norris rischia di perdere un Mondiale già vinto da tempo e la storia non è dalla sua parte.
Tante volte ci si dimentica un aspetto fondamentale delle corse: vince uno solo. Queste fantomatiche “Papaya Rules” sarebbe stupende in un mondo fatto di unicorni e di gente felice bevendo “Burro Birra” e “Ciocco Rane”, ma il problema è che questa non è la F1.
Dopo aver dilapidato il vantaggio di Oscar Piastri, ora la McLaren sta riuscendo nell’impresa di far perdere il Mondiale anche a Lando Norris, quando ormai era in tasca. La strategia di Losail è stata letteralmente senza senso ed è stato l’unico modo per far perdere Oscar Piastri e far arrivare Norris fuori dal podio.
E mentre da una parte si gioca all’allegra famiglia felice, dall’altra parte c’è il killer Max Verstappen che quando senza l’odore del sangue della preda ferita e impaurita, non vede l’ora di sbranarla. La storia della F1 è chiara, perché quando si ha la macchina migliore o si ha un margine abissale tale da poter dare vita a guerre interne, ma se c’è un terzo incomodo allora possono avvenire dei tracolli clamorosi.
Sono tre i casi più eclatanti che hanno portato al fallimento di una vettura nettamente superiore rispetto a un’altra, tanto da non vincere il Mondiale piloti. Il primo caso risale dal 1981, con la Williams campione in carica con Alan Jones che non seppe mai se puntare sull’australiano e sull’argentino Carlos Reutemann. Il sudamericano si trovò nettamente avanti in classifica già da metà Mondiale, ma non ci fu mai quella decisione netta, tanto che nelle ultime cinque gare, Jones chiuse sempre davanti a Lole. Morale della favola? Bastarono nelle ultime tre gare un sesto e due quinti posti a Nelson Piquet, su di una Brabham nettamente inferiore, il compagno di squadra Hector Rebaque totalizzò solo undici punti, a vincere il Mondiale, lasciando la Williams a bocca asciutta. Nell’ultima gara dell’anno, Reutemann si presentava con un punto di vantaggio su Piquet.
Per quanto nell’ultima gara in Australia ci fu l’esplosione dello pneumatico di Nigel Mansell che tolse alla Williams il titolo mondiale, anche in quel 1986 la casa britannica non seppe mai decidere se puntare sulla velocità del Leone d’Inghilterra o sulla regolarità di Piquet. Nel mentre si infilò la McLaren di Alain Prost, con il Professore che dimostrò il proprio genio motoristico. Il compagno Keke Rosberg totalizzò 22 punti, meno di un terzo rispetto a quelli del francese e dei due Williams. La sfortuna voltò le spalle, ma se si fosse puntato solo su Mansell quando dopo metà Mondiale aveva 15 punti più di Piquet, forse sarebbe stato tutto molto diverso. All’ultima gara Prost arrivò con 6 punti in meno rispetto a Mansell, e le vittorie valevano 9 punti.
Arriviamo al caso più eclatante e più recente. Nel 2007 la McLaren aveva il due volte campione in carica Fernando Alonso e il rookie terribile Lewis Hamilton. La superiorità rispetto alla Ferrari era evidente, ma la lotta interna favorì il ritorno di Kimi Raikkonen. In Brasile il finlandese arrivava da terzo, con 7 punti di ritardo su Hamilton e 3 su Alonso, con la vittoria che valeva 10 punti. In terra paulista si completò lo psicodramma della McLaren, regalando così il titolo mondiale alla Rossa.
Stava per accadere la stessa cosa nel 2010, con la Red Bull che portò avanti strategie sia per Vettel che per Webber. Gli errori furono però tali che permisero alla Ferrari di Alonso di arrivare nettamente favorito all’ultima gara, con 8 punti sull’australiano e 15 sul tedesco. Questa possibilità di gestire contro una macchina superiore fu il vero problema di Abu Dhabi. Dopo l’errore di Webber, la scuderia Ferrari richiamò al cambio gomme Alonso coprendo su Webber, ma non riuscendo a passare la Renault di Petrov permise a Vettel di vincere il Mondiale. Anche allora puntare su due piloti fu rischioso, ma il titolo tornò a casa quando tutto sembrava ormai perso. I precedenti per la McLaren di Norris e Piastri non sono di certo confortanti.