Auto svedese - Reportmotori.it
La Casa torinese ha creato anche straordinarie collaborazioni con marchi stranieri. Scopriamo il modello svedese che fece innamorare gli europei.
All’estero le berline italiane raramente hanno fatto breccia nel cuore degli appassionati. Le Lancia, le FIAT e persino le Alfa Romeo hanno concentrato gran parte della loro produzione alle nostre latitudini, strappando straordinari risultati di vendita.
C’era una volta un marchio di assoluto spessore che era riuscito con stile e innovazioni a fare la differenza. In Svezia sapevano come si costruivano auto solide e irrefrenabili, sfruttando la sapienza italiana molti anni prima delle collaborazioni con realtà cinesi. Piattaforme condivise e componenti comuni hanno portato alla nascita della Saab 9000.
Era il 1984 e in radio girava la migliore musica del mondo. Il Vecchio Continente presentava meno rughe e tutti invidiavano la dolce vita italiana. I tecnici della Saab decisero di lanciarsi nel segmento delle vetture di lusso, sfruttando il know-how acquisito dalle proposte 99 e 900 e soprattutto l’estro italiano. La 9000 era una berlina a due volumi e mezzo con portellone posteriore. La 9000 non era un’auto mastodontica, ma per gli standard dell’epoca aveva tutti i comfort e gli ingredienti giusti per sfondare.
Sviluppata a partire dal progetto avviato in comune con Alfa Romeo, FIAT e Lancia dal quale derivarono Alfa Romeo 164, Fiat Croma e Lancia Thema, la 9000 era una interpretazione più raffinata dei progetti costruiti sulla piattaforma Type Four. La Saab presentava rinforzi strutturali per elevare la sicurezza, diventando più robusta rispetto alle cugine italiane.
Dal 1986 era dotata di serie di protezioni laterali nelle portiere. Tanto sulla 9000 era in comune con le vetture italiane. Alcuni componenti delle sospensioni erano compatibili, come i supporti degli ammortizzatori o le molle, ma gli attacchi differenti impedirono lo scambio totale dei componenti. La berlina svedese aveva un passo maggiore (2,67 metri) e un abitacolo più spazioso. Il bagagliaio era da 470 litri, ma poteva offrire 1.600 litri abbattendo i sedili posteriori.
Debuttò con cambio manuale e motore 2.0 turbo a 16 valvole: 175 CV senza catalizzatore, 160 CV con catalizzatore, con 255 Nm di coppia. Arrivò subito dopo anche un 2.0 aspirato da 128 o 125 CV. La CS, introdotta tra il 1992 e il 1993, vantava una linea anteriore e posteriore completamente ridisegnata. Tutta accessoriata era uno spettacolo che inneggiava al Made in Italy.