Stellantis, si chiude un capitolo in Italia: stop definitivo (Reportmotori.it - Stellantis)
Stellantis, la decisione che sta per arrivare da parte del colosso guidato da John Elkann è un duro colpo per tutta l’Italia
Fiat, Alfa Romeo, Lancia e tutto ciò che orbita attorno al colosso degli Agnelli hanno sempre rappresentato un pezzo importante dell’identità industriale italiana. Fabbriche, competenze tecniche, intere città cresciute attorno alle linee di montaggio del gruppo capitanato da Gianni Agnelli prima e il nipote John Elkann successivamente.
Nel cuore del Molise, lo stabilimento di Termoli era nato come un simbolo dell’industria automobilistica italiana: un sito produttivo strategico di motori, che nel corso degli anni aveva rappresentato uno degli asset fondamentali del gruppo Stellantis sul territorio nazionale.
Eppure, in queste ultime settimane, la notizia che arriva da Milano Finanza ha acceso un faro su un possibile ridimensionamento grave: pare che il progetto della gigafactory a Termoli, affidato alla joint venture Automotive Cells Company (ACC), partecipata da Stellantis, Mercedes‑Benz e TotalEnergies, sia ad un passo dall’essere abbandonato definitivamente.
Secondo quanto riportato da MF, il progetto di realizzare una grande fabbrica di batterie a Termoli verrebbe considerato “non sostenibile” sotto profili tecnici, strategici e finanziari, e la decisione finale sull’impianto italiano dovrebbe arrivare entro fine 2025 oppure all’inizio del 2026. Resta quindi forte incertezza su se e come il sito termolese verrà riconvertito o rilanciato.
Fino a poco tempo fa lo stabilimento continuava a produrre motori endotermici per Stellantis in Italia, ma l’industria dell’auto sta vivendo una fase di transizione: la domanda di veicoli elettrici cresce, ma le strategie industriali stanno cambiando rapidamente e gli investimenti vanno reindirizzati.
In questo senso, il blocco o l’abbandono di un progetto di questa portata è un campanello d’allarme non solo per il sito di Termoli, ma per l’intero ecosistema produttivo automobilistico italiano.
Se davvero la gigafactory di Termoli non si farà, o verrà profondamente ridimensionata, le conseguenze possono essere molte: occupazione, filiera locale, prospettive di sviluppo. Per Termoli significa che uno stabilimento che aspirava a diventare polo di produzione di batterie per veicoli elettrici (segno emblematico della “Next Gen” dell’auto) rischia di restare ancorato alla produzione tradizionale, con minori margini di crescita e visibilità industriale.
Per l’Italia, invece, il segnale è più generale: se un gruppo globale come Stellantis, che ha tra i suoi siti italiani quelli di Termoli, Pomigliano, Mirafiori, decide di mettere in discussione un investimento strategico nel nostro Paese, allora la narrativa della “produzione auto in Italia” deve essere seriamente rivista.
Le motivazioni che portano a questa possibile decisione sono varie. Innanzitutto, la domanda di veicoli elettrici in Europa non è esplosa come alcuni piani originari prevedevano, e questo rende più cauti gli investimenti in capacità produttiva elevata. Inoltre, la produzione di batterie sta incontrando pressioni sui costi, sulla logistica, sulle materie prime e sulla tecnologia, il che impone un’attenta valutazione di dove localizzare gli impianti.
Per Termoli il problema è aggravato da questi fattori e dall’incertezza sulle linee guida industriali del gruppo. In sostanza, l’investimento non viene visto come “solido” nel contesto attuale e potrebbe esserci un ripensamento serio.