Agnelli storia da non credere (ANSA) - Reportmotori.it
La famiglia Agnelli è sempre stata collegata al mondo delle auto, vista la proprietà storica della FIAT. Tuttavia, in passato si era provato anche ad entrare nel mercato delle moto con questo modello.
La storia della FIAT è contraddistinta da tantissime auto che sono entrate, di diritto, nella memoria di tutti gli appassionati, veicoli di successo che hanno contribuito a motorizzare il nostro paese. Sotto la guida di Gianni Agnelli furono prodotti modelli eccezionali, come la 127, la Croma, la 128 e molti altri ancora, e la casa di Torino ha sempre avuto un legame con le auto, ma mai con le moto.
Eppure, nella giornata di oggi, scombineremo tutte le vostre certezze sul mondo dei motori, parlandovi della splendida FIAT Moto Major, la prima ed unica moto mai realizzata dalla casa di Torino. Si tratta di un vero e proprio capolavoro, il cui nome deriva dall’ingegnere aeronautico che lavorava per questo marchio già da prima della seconda guerra mondiale, Salvatore Maiorca, specializzato nella costruzione di carrelli di atterraggio per gli aerei. Dopo il conflitto, così come accadde per tanti altri marchi, anche la FIAT dovette riconvertire la produzione da bellica ad industriale.
Gli Agnelli e tutto il gruppo di lavoro presero in considerazione subito una moto, che fu progettata appunto da Salvatore Maiorca. La presentazione avvenne nel 1947, alla Fiera di Primavera di Milano. La FIAT Moto Maor fu costruita nelle officine Aeritalia del gruppo FIAT, e fu subito un esempio di design elegante e di tecnologia, per l’epoca, molto avanzata. Spiccò subito la carenatura che nascondeva il motore, che era parte della ruota anteriore.
Lo sterzo era inclusivo del fanale, e la monoscocca era in acciaio, con sistema sterzante indiretto e dotato di due bracci meccanici che si occupavano di collegare il cannotto di sterzo al manubrio. Somigliava, non certo per caso, ad un carrello aeronautico, la vera rivoluzione la troviamo negli ammortizzatori. Erano privi di qualsiasi molla alle forcelle, ed il telaio era rigido ed erano le ruote ad ammortizzare la corsa, grazie al collegamento diretto con il mozzo centrale. Avevano ben 12 coppie di cilindrati di gomma, che fungevano da elemento elastico.
Per quanto riguarda il motore, era un monocilindrico da 350 cc raffreddato ad aria forzata, mediante la presenza di una ventola che si trovava sull’estremità dell’albero motore. C’era anche una frizione multidisco a secco, con cambio a quattro marce e gestibile da un comando a pedale. Un vero e proprio gioiello di tecnologia, avanti anni luce rispetto ai suoi tempi.