Iveco logo (ANSA) - Reportmotori.it
Il marchio Iveco è stato al centro di varie polemiche nel corso dell’estate, vista la decisione di Exor di vendere il brand agli indiani di Tata Motors. Oggi scopriremo chi fa i motori ai mezzi.
L’Italia e la sua industria si stanno sgretolando pezzo dopo pezzo, a causa di mosse sicuramente discutibili ordite da chi in mano le pedine del gioco. Iveco è stata venduta da Exor agli indiani di Tata Motors per quanto riguarda la parte commerciale, mentre quella militare è finita nelle mani della Leonardo, in operazioni da miliardi e miliardi di euro. John Elkann ha optato per la cessione di un pezzo di storia d’Italia, suscitando non poche polemiche in questi mesi.
Iveco fu fondata nel 1975 a Torino da Bruno Beccaria, e si occupa da sempre della produzione di veicoli commerciali pesanti, medi e leggeri, oltre che mezzi da cantiere, veicoli speciali, ma anche autobus urbani ed interurbani, senza dimenticare i mezzi da difesa e quelli antincendio. L’azienda nacque dalla fusione di marchi italiani, francesi e tedeschi, ma è sempre rimasta legata al nostro paese per ben mezzo secolo, pur avendo dalla sua impianti produttivi anche in Cina, Russia, Africa, Argentina, Brasile ed Australia. Nelle prossime righe, scopriremo chi si occupa di produrne i motori.
Per chi se lo stesse domandando, la produzione dei motori dei veicoli Iveco è gestita da FPT Industrial, che è a propria volta parte di Iveco Group. Si tratta di un ramo dell’azienda specializzato nel progettare, produrre e poi vendere dei motopropulsori per una vasta gamma di modelli. Si tratta di motori pensati per veicoli on-road ed off.road, ma anche per applicazioni marine o per generare energia.
Sul fronte dei luoghi di produzione, uno degli stabilimenti più famosi si trova a Foggia, nel sito SOFIM, ed è proprio lì che non sono mancate le polemiche in estate, con i lavoratori che ci hanno tenuto a farsi sentire per la decisione di Exor di cedere Iveco a Tata Motors. C’è infatti preoccupazione che la nuova gestione indiana possa dislocare la produzione, portandola anche fuori dal nostro paese.