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La Ferrari francese che non è mai sbocciata: design simile e tanta potenza, ma su strada era un’altra storia

Published by
Antonio Pinter
Tempo di lettura: 2 minuti

Una vettura con tanta voglia di essere Ferrari, ma senza la sua leggenda. Pochi esemplari prodotti, ma prestazioni degne di rispetto.

Negli anni Novanta, mentre la Ferrari F40 conquistava il mondo con le sue linee aggressive e il rombo del V8 biturbo, in Francia nasceva una vettura che ambiva a rubare il cuore agli appassionati. La Venturi 400 GT rappresentava il sogno di due visionari francesi, Claude Poiraud e Gérard Godfroy, determinati a sfidare i grandi della supercar. Una sfida coraggiosa ma destinata a rimanere nell’ombra, nonostante le qualità tecniche che meritavano ben altra considerazione.

La Ferrari francese (Ferrari) reportmotori.it

Il progetto Venturi non era nato dal nulla. I due fondatori avevano creato un marchio con grandi ambizioni: costruire auto sportive francesi competitive con le migliori italiane. La 400 GT rappresentava il top di questa filosofia.

Il cuore tecnologico della sfida francese

Sotto il cofano batteva un V6 biturbo da 3 litri derivato dal progetto PRV, lo stesso utilizzato da Peugeot, Renault e Volvo. Un motore che sulla carta non impressionava per il numero di cilindri, ma che nella realtà sviluppava 408 cavalli e 520 Nm di coppia. Questi numeri, abbinati a un cambio manuale a cinque rapporti e alla trazione posteriore, permettevano alla 400 GT di accelerare da 0 a 100 chilometri orari in 4,5 secondi e di raggiungere una velocità massima di circa 290 chilometri orari.

La Ferrari F40 manteneva il primato con il suo V8 biturbo da 2,9 litri capace di erogare 478 cavalli. I 4,1 secondi nello scatto da ferma e i 324 chilometri orari di punta la collocavano su un gradino superiore, ma la differenza non era così netta. La Venturi compensava parte dello svantaggio con un peso inferiore e un assetto più agile, caratteristiche che la rendevano vivace nelle curve.

L’innovazione più interessante riguardava l’impianto frenante. La casa francese fu tra le prime a montare di serie i freni in carboceramica su una vettura omologata per la strada, una scelta tecnica che anticipava di anni le soluzioni delle grandi case automobilistiche. Questo dettaglio dimostrava quanto i progettisti fossero attenti alle innovazioni.

La produzione rimase estremamente limitata: solo una quindicina di esemplari stradali tra il 1994 e il 1997, mentre diverse versioni da competizione parteciparono ai trofei Venturi. Questa rarità estrema condannò la 400 GT all’oblio commerciale, impedendole di costruire la reputazione necessaria per competere con i marchi storici.

La storia della 400 GT insegna che nel mondo delle supercar non basta avere un prodotto eccellente. Servono risorse, marketing e tempo per costruire una leggenda duratura. La Francia aveva il talento, ma non la storia e la pazienza strategica necessarie. Oggi la Venturi rimane una curiosità per collezionisti che sanno riconoscere il valore di un progetto autentico.