Aston Martin logo (ANSA) - Reportmotori.it
Oggi vi parleremo di un’Aston Martin che può essere considerata italiana, un modello che tutti avranno dimenticato. Il motore era uno dei suoi punti di forza, con una potenza fuori dal comune.
Tra l’Aston Martin e l’Italia non ci sono, almeno apparentemente, legami di alcun tipo, ma bisogna tornare all’inizio degli anni Duemila per trovare un modello con il marchio britannico nato in collaborazione con un’azienda nostrana. Parliamo della Twenty Twenty Concept progettata assieme alla Italdesign, svelata al Salone di Ginevra del lontano 2001. Fu chiamata in questo moto perché concepita una visione di come sarebbero state le auto nel 2020.
Inoltre, fu la prima auto scoperta in assoluto della storia dell’Aston Martin, ed il design fu curato da Giorgetto Giugiaro, che la basò su un’architettura in lega di alluminio del tutto lasciata a vista. Era inoltre un’Aston provvista di pannelli in fibra di carbonio e plastica, che si occupavano di coprire l’intera carrozzeria. Analizzando il frontale, le linee erano molto affilate, con i fari sottili, andandosi così ad allontanare dalle tendenze della DB7, che all’epoca era la regina della gamma. Pelle e legno sono i materiali che dominano a bordo, con tante tecnologiie rivoluzionarie che furono adottate per l’abitacolo.
Sul fronte motoristico, si punto su un vero e proprio cavalli di battaglia dell’epoca, sfruttando la base meccanica dell’Aston Martin DB7 V12 Vantage, anche se non mancarono alcune rivisitazioni. A spingere la Twenty Twenty c’era un motore V12 da 500 cavalli di potenza massima, con 5.935 cc di cilindrata. Ovviamente, era un propulsore aspirato e privo di qualsiasi sistema ibrido, che per quei tempi raggiungeva una potenza elevatissima. Il motore era abbinato ad un cambio manuale a sei rapporti, e la trazione era posteriore. Si decise di piazzare il motore in posizione centrale, con un rollar in alluminio utilizzato per dare ancor più risalto ad un modello sportivo.