Stellantis brutta notizia (ANSA) - Reportmotori.it
Le difficoltà dell’industria automotive in Italia sono ben note, ed ora arriva una novità che preoccupa il gruppo Stellantis. Ecco la situazione, i lavoratori ormai ne hanno abbastanza e se ne vanno.
I posti di lavoro in Italia collegati al settore automotive continuano a diminuire, a causa di una produzione che è sempre più ridotta all’osso. Secondo le stime, c’è il rischio che il 2025 si concluda con meno di 400.000 veicoli assemblati tra auto e mezzi commerciali, un disastro che Stellantis dovrà cercare di evitare nel corso dei prossimi mesi, anche se il destino appare già segnato.
Stellantis è un’azienda da anni in grave crisi, e l’avvento del nuovo CEO Antonio Filosa ha l’obiettivo di rilanciare il gruppo, ma è chiaro che in certi ambiti serva del tempo per porre rimedio ad una situazione a dir poco disastrosa. In uno stabilimento italiano è stato perso oltre mezzo migliaio di lavoratori, a seguito dell’addio in massa di un gruppo di dipendenti che è stato comunicato negli ultimi giorni.
I dipendenti di Stellantis vivono senza certezze, e molti di essi hanno deciso di lasciare per sempre l’azienda. Sono ben 600 i lavoratori di Atessa che hanno scelto di accettare l’incentivo all’uscita anticipata dal loro lavoro, in quello che è lo stabilimento principale in Italia per la produzione di veicoli commerciali, situato nei pressi di Chieti, in Abruzzo. Il 12% della forza lavoro dell’impianto di Atessa ha fatto richiesta di separation, la procedura di uscita incentivata pensata per chi è ormai vicino al pensionamento.
Nel mese di giugno, Stellantis ed i sindacati avevano concordato l’uscita di 402 dipendenti, ma sono quasi 200 in più coloro che hanno scelto di seguire questa strada. Nicola Manzi, il coordinatore di Uilm Abruzzo, ha così commentato la notizia: “La decisione dei lavoratori è provocata dall’incertezza che si vive in questo momento“. L’eccessiva instabilità dell’automotive in Italia ha dunque spinto i lavoratori a lasciare in anticipo il loro posto di lavoro.
In base ai dati diramati dalle sigle sindacali Fiom-Cgil in tempi recenti, il 62,3% dei dipendenti del gruppo in Italia ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, circa 20.000 sui 32.000 totali. La situazione è molto grave a Termoli, dove la Gigafactory è stata rimandata a fine 2026, e ben 1.832 lavoratori rimarranno in cassa integrazione, con contratto di solidarietà, sino alla fine del mese di agosto del prossimo anno.