Auto termica ecco cosa può accadere - Reportmotori.it
Le auto dotate di motore a combustione interna saranno bandite dal 2035 in avanti secondo quanto indicato dall’Europa. Tuttavia, non manca chi ha deciso di opporsi con forza a questa misura.
Il 2035 non è poi così lontano come si può pensare, ed è una data che è destinata a cambiare per sempre il destino del mercato dell’auto europeo. Tra 10 anni scatterà infatti il ban ai motori a combustione interna, secondo quanto deliberato dall’Unione Europea, nell’ambito del famoso Green Deal che tanto ha fatto discutere costruttori e governi. Il Vecchio Continente punta sull’auto elettrica, ma il problema è che quasi tutti non hanno intenzione di convertirvisi.
Le auto elettriche hanno ancora prezzi elevati, e costringono ad un netto cambio di abitudine e di stile di guida. Si rischia la catastrofe industriale, e molti costruttori hanno deciso di fare passi indietro sull’elettrificazione, ben consapevoli che non è ancora sostenibile al giorno d’oggi. L’ultima, in ordine temporale, è stata la Opel, che ha comunicato di voler continuare a produrre auto con motore termico anche dopo il 2028 proprio in questi giorni. E dalla Germania spuntano altre richieste all’Europa, che hanno il sapore della rivalsa.
Gli amministratori delegati di grandi aziende tedesche della componentistica hanno voluto lanciare un grido di allarme. Bosch, Schaeffler, Mahle e ZF si schierano contro il bando delle vetture termiche datato 2035, inviando ai politi una lettera dai toni accessi. Il documento è stato inviato al segretario generale della Cdu, valer a dire Carsten Lunnemann, ma anche ai gruppi cristiano-democratici del Bundestag ed a quelli del Parlamento europeo. La notizia è stata riportata da “Table Briefing“, e le intenzioni dei mandanti sono molto serie.
Nella lettera è stato scritto quanto segue: “La situazione nel settore dei fornitori automobilistici sta precipitando, e questo non riflette l’immagine di una trasformazione di successo a livello sociale ed industriale“. Ci si riferisce alle tante campagne di licenziamento a cui le aziende di componentistica sono state costrette negli ultimi anni, ma non è finita qui.
In vista della revisione 2026 delle norme europee, l’obiettivo è quello di spingere verso un cambiamento delle regole in chiave 2025: “Richiediamo un deciso cambio di rotta, perché, purtroppo, sino ad oggi la Commissione UE non ha mostrato alcun segno di ripensamento. Auspichiamo che l’impegno per l’apertura tecnologica previsto dall’accordo di coalizione venga attuato il più in fretta possibile“.