Colosso in bancarotta (Fisker) reportmotori.it
I lato peggiore di un fallimento: clienti lasciati soli, richiami a spese proprie e rimborsi mai arrivati. La rabbia esplode.
Gli acquirenti della Fisker Ocean avevano creduto in un SUV elettrico dal design elegante e con ambizioni di sfidare Tesla. Oggi invece si ritrovano con un’auto segnata da difetti gravi, richiami ripetuti e un fallimento che li ha trasformati nelle vittime principali.
La vicenda, che doveva rappresentare un passo avanti verso un’alternativa credibile nel mercato BEV, è diventata un intrico di promesse non mantenute e di spese extra affrontate dai clienti. Nonostante gli accordi stipulati in sede di liquidazione, i proprietari si ritrovano ancora oggi a fare i conti con interventi pagati di tasca propria e con una rete di assistenza che, di fatto, non risponde più.
Dal lancio, la Fisker Ocean aveva attirato per la linea pulita e la promessa di essere un rivale diretto della Tesla Model Y. Prezzo però elevato, oltre i 60.000 dollari per la versione base, e una qualità rivelatasi presto lontana dalle aspettative. Non sono mancati problemi seri: centinaia di casi di perdita improvvisa di potenza e ben sei richiami soltanto nel 2024, l’ultimo dei quali legato alla trasmissione.
La situazione si è fatta insostenibile dopo la bancarotta della società, con circa 8.000 SUV venduti e altri affidati ad American Lease nell’accordo di liquidazione. Quest’ultima, oltre alle auto, ha ricevuto fondi specifici per garantire aggiornamenti software, manutenzione e soprattutto per gestire i richiami obbligatori imposti dalla NHTSA.
In teoria, i clienti avrebbero dovuto beneficiare di riparazioni gratuite: così stabiliva il piano approvato in tribunale. In pratica, molti si sono trovati a pagare di propria tasca i lavori, con la sola promessa di un successivo rimborso.
La realtà è ben diversa da quanto scritto. American Lease, che avrebbe dovuto occuparsi di tutto, è diventata irraggiungibile. Gli utenti raccontano di mail senza risposta e pratiche di rimborso ignorate, nonostante i 2,85 milioni di dollari assegnati proprio per coprire le spese dei richiami.
A peggiorare la situazione, non mancano casi di lavori eseguiti male. Un proprietario americano ha raccontato di come, dopo il richiamo delle maniglie, si sia ritrovato con un ricambio recuperato da un’altra vettura e persino di colore diverso.
La legge prevede che i richiami legati alla sicurezza debbano essere gratuiti per almeno 15 anni, ma sulla carta non significa che ciò succeda davvero. Oggi i clienti Fisker stanno pagando un conto che non avevano messo in preventivo: riparazioni a loro spese, attese infinite e la sensazione di essere stati abbandonati. In un settore dove affidabilità e fiducia sono fondamentali, il caso Ocean mostra quanto può diventare amaro il prezzo di credere in una promessa non mantenuta.