Diesel, quale destino reportmotori.it
Tra scadenze europee e incertezze del mercato, il diesel entra in una nuova fase, più complessa che definitiva.
L’ago della bilancia si è spostato in fretta: da combustibile preferito a bersaglio di politiche e opinioni pubbliche. Dopo lo scandalo che ha travolto il gruppo Volkswagen, il dibattito si è acceso e l’Unione Europea ha fissato un traguardo chiaro. L’auto a combustione non sparisce domani, ma esce lentamente dal nuovo, lasciando aperti dubbi e tensioni tra prezzi, infrastrutture di ricarica insufficienti e una domanda che fatica a orientarsi.
Nel frattempo molti automobilisti hanno tirato il freno: tengono l’auto attuale, benzina o diesel, perché l’alternativa elettrica non sempre è accessibile o comoda. Il tema vero non è solo ambientale: è industriale, sociale, persino culturale. E riguarda tempi, deroghe, possibili eccezioni tecnologiche e quello che accadrà al valore dell’usato.
Il quadro europeo prevede lo stop alle vendite di nuove vetture con motori termici a partire dal 2035, ibride incluse, per spingere l’immatricolazione di sole elettriche. Non è un bando alla circolazione delle auto esistenti: chi possiede un diesel potrà continuare a usarlo, ma senza il ricambio di nuovi modelli il mercato cambierà volto.
Con il passare degli anni, è plausibile un deprezzamento dell’usato e, in alcune aree urbane, restrizioni aggiuntive al traffico. La transizione inciderà anche sui marchi di nicchia: costruttori come Ferrari e Lamborghini avranno una deroga di un anno per adeguarsi. Sullo sfondo, i carburanti sintetici restano un’ipotesi per mantenere in vita motori iconici come V6, V8 e V12.
Il 2050 è il faro della neutralità climatica, ma il rischio di contraccolpi per l’automotive è concreto. Oggi il cliente si muove tra troppe opzioni e listini crescenti. La rete di ricarica, in molti Paesi, non è ancora al passo: così, nonostante gli incentivi, l’elettrico fatica a decollare. La scelta di tenersi l’auto “di sempre” è diventata la regola per molti.
Sulle prospettive di mercato, alcune analisi internazionali indicano una quota rilevante di elettriche al 2040. Eppure, il sentiment diffuso è meno lineare: i costi d’acquisto, la ricarica domestica non sempre possibile e la disparità con il Nord Europa frenano l’adozione.
In questo contesto, il diesel non scompare dall’oggi al domani: resta in strada, perde spazio nel nuovo e si avvia a una fase discendente, con possibili limiti di accesso in specifiche zone. Il trasporto, responsabile di una parte importante delle emissioni, continuerà a essere al centro delle politiche ambientali.
Da qui al 2035 non è escluso che emergano aggiustamenti normativi per evitare strappi, allineare industria e domanda e accompagnare una transizione più sostenibile anche per chi, oggi, guida un diesel e non trova ancora un’alternativa praticabile.