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Marchionne avanti anni luce, voleva una “Dacia” per FIAT: l’idea irrealizzata che avrebbe fruttato miliardi

Published by
Antonio Pinter
Tempo di lettura: 3 minuti

Visione, FIAT, Dacia: la vera rivoluzione di Marchionne mai arrivata, una storia di idee in anticipo sui tempi e di occasioni mancate.

Marchionne, in FIAT, ha sempre avuto la dote di anticipare il futuro. Sotto la sua guida, il marchio torinese ha riscoperto vigore, grazie soprattutto alle mosse vincenti come la fusione con brand statunitensi. Ma tra le tante idee del manager italo-canadese, una in particolare,  rimasta solo sulla carta, avrebbe potuto ribaltare gli equilibri dell’auto in Europa.

Marchionne voleva la Dacia Fiat (ansa) reportmotori.it

Parliamo di un’intuizione semplice ma affilata: proporre una “Dacia” made in FIAT, ridando vita a un glorioso marchio italiano, Innocenti, per entrare nel settore delle auto low cost e sfidare i giganti ad armi nuove e tutte italiane.

L’intuizione di una FIAT low cost, la “Dacia italiana” che non vide mai la luce

Nel 2008, durante un congresso a Torino, Sergio Marchionne lancia una proposta che lascia intendere quanto guardasse oltre. Osservando il successo della Dacia Logan, capolista nelle vendite dopo il 2005 grazie a Renault, pensa: perché non tentare anche noi? L’idea era di rilanciare Innocenti, costruendo auto accessibili basate su tecnologie e piattaforme FIAT, in modo da entrare direttamente in un segmento che stava esplodendo.

Dalla Dacia Sandero, l’intuizione di una FIAT low cost Wikimedia Commons) reportmotori.it

Quel progetto, però, è rimasto nei cassetti. Marchionne, noto per il pensiero rivolto sempre avanti, aveva capito quanto potesse essere rivoluzionario per FIAT presidiare la fascia delle vetture economiche.

Oggi il mercato ci rivela che aveva colto nel segno: Dacia, nel 2024, ha piazzato la Sandero in vetta alle classifiche europee di vendita. Un risultato che sottolinea quanto geniale fosse quella idea che, se realizzata, avrebbe portato la bandiera del Made in Italy tra le auto low cost, creando non solo nuovi modelli, ma anche opportunità di lavoro e rilanciando il nome Innocenti.

L’intento non era solo trovare nuovi clienti, ma anche restituire vigore a una tradizione industriale tutta italiana che rischiava di spegnersi. Reimmaginare Innocenti come brand essenziale, robusto e dal costo contenuto avrebbe dato a FIAT la possibilità di rispondere ai mercati emergenti e a quella fetta di pubblico che cerca praticità senza rinunciare a qualità e identità nazionale.

Dopo la scomparsa prematura di Marchionne, il sogno si è disperso. La sua malattia, tenuta riservata e affrontata con discrezione, ha lasciato alcune visioni prive di un vero erede. Solo ora Stellantis, con l’arrivo della cinese Leapmotor, sembra voler riprendere qualcosa di quella strategia, ma lo fa guardando fuori dall’Italia. E forse è proprio questo che lascia più amaro in bocca a chi credeva nella forza del Made in Italy applicato all’automotive.

La lezione di Marchionne rimane: pensava in grande, vedeva lontano e sapeva immaginare strade alternative. Se quella “Dacia italiana” fosse mai arrivata nelle concessionarie, oggi potremmo raccontare un’altra storia, fatta di sfide vinte, lavoro nazionale e un marchio Innocenti restituito all’onore delle cronache.