Stellantis ammazza il diesel - eportmotori.it
Un altro storico motore Stellantis dice addio. La decisione è ormai definitiva e lascerà un vuoto difficile da colmare
L’aria che si respira negli stabilimenti di Douvrin è ormai quella delle grandi svolte. Stellantis ha scelto di dire addio a una parte fondamentale della propria eredità, lasciando intendere che il futuro sarà ben diverso dal passato a cui ci siamo abituati.
Lo stop ai motori diesel, già annunciato, farà da apripista a una seconda ondata di novità che non lasciano indifferenti né gli addetti ai lavori né gli appassionati del marchio. Le regole imposte dall’Unione Europea, i cambiamenti del mercato e una concorrenza che si fa sempre più pressante rendono inevitabile questa trasformazione. Ma in tutto questo, la realtà che più pesa è quella delle persone che ogni giorno hanno dato il loro contributo dentro e fuori le linee di montaggio.
La decisione è presa: dal 1° novembre 2025, nello stabilimento Française de Mécanique di Douvrin la produzione dei motori diesel DV5 (BlueHDi 1.5) sarà definitivamente interrotta. Dopo mezzo secolo, quella fabbrica che dal 1969 ha sfornato milioni di propulsori, vede spegnersi il suo cuore termico.
Presto toccherà anche ai benzina PureTech 1.2: lo stop è solo questione di tempo, in vista di una chiusura totale nel 2026. Una tappa simbolica ma concreta nella marcia verso un’auto che cambierà pelle per regolamenti Ue e penali sulle emissioni.
Per chi lavora, il domani resta incerto. Circa 330 ex dipendenti sono già stati spostati nella nuova Gigafactory di ACC, sorta nelle vicinanze e dedicata alle batterie. Altri 350 potrebbero seguirli, ma i sindacati chiedono che chi non vuole migrare all’elettrico venga sostenuto e magari destinato ad altri impianti del gruppo, come Hordain o Valenciennes, nel tentativo di ridurre l’impatto sociale della chiusura.
Quello che succede a Douvrin è il riflesso di un processo più ampio. La fine delle motorizzazioni tradizionali non deriva da una scelta naturale del mercato: è una transizione imposta dall’alto, pianificata più per esigenze normative che per una reale spinta dall’utenza.
Basta vedere i numeri delle vendite: in Europa solo il 15% delle immatricolazioni totali riguarda l’elettrico, e solo grazie a incentivi e sconti record per evitare multe miliardarie. In Italia, la percentuale si ferma al 5%, mentre il pubblico preferisce ancora il benzina—o tornerebbe volentieri al diesel se non ci fosse una vera e propria crociata contro questa tipologia di motore.
Stellantis non è che il simbolo più visibile di una transizione che coinvolge tutta l’Europa e, volenti o nolenti, cambierà per sempre il modo in cui intendiamo l’auto.