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L’auto elettrica abbandonata? Persino il Paese di riferimento frena: è un disastro

Published by
Antonio Pinter
Tempo di lettura: 3 minuti

Sotto la spinta di un entusiasmo fuori scala, ora anche il paese guida rallenta sull’elettrico. Le ragioni di questo brusco stop sono imbarazzanti

Per anni la Cina è stata il laboratorio più vivace del mondo delle auto elettriche: il mercato più grande, un’offerta sconfinata di modelli e un ritmo di sviluppo che non aveva eguali. Eppure qualcosa si è spezzato.

Auto elettrica abbandonata in Cina – reportmotori.it

L’eccesso di produzione e il rumore di una bolla pronta a scoppiare hanno acceso i fari su quello che, fino a poco fa, sembrava un successo senza ombre. Le mosse degli ultimi giorni mostrano come le autorità cinesi, preoccupate, cerchino di prendere il controllo della situazione.

Cina, decisione sulle auto elettriche

Persino BYD, il colosso del settore, è finita sotto pressione insieme a tutto l’indotto legato alla mobilità a batteria. E ora sono proprio i vertici del Paese a chiedere di rallentare la corsa.

Un disastro elettrico in Cina (ansa) reportmotori.it

In Cina, i costruttori hanno cominciato da tempo a tagliare i prezzi in modo quasi ossessivo, nel tentativo di battere la concorrenza interna e conquistare quote in Europa. La conseguenza diretta è nei  prezzi di listino rivisti al ribasso in continuazione, con margini sempre più strizzati.

La guerra sui prezzi non ha solo portato all’esplosione di offerte allettanti – basti pensare a modelli come la BYD Seagull, arrivata in Europa come Dolphin Surf – ma ha messo in seria difficoltà anche tutti quei fornitori che, pur facendo parte della crescita del settore, ora si trovano a rincorrere pagamenti in ritardo e contratti in bilico.

Per provare a uscire dallo stallo, molti produttori hanno concordato con i partner una finestra di pagamento fissa a 60 giorni: un primo passo, certo, ma non risolutivo.

Intanto, da Pechino sono arrivate indicazioni ancora più chiare. Nei tavoli di governo si è discusso di misure efficaci per riportare ordine nel mercato, limitando la corsa ai ribassi azzardati e stroncando la politica di vendite sotto costo. Gli osservatori parlano di una volontà concreta di intervenire: non solo linee guida temporanee, ma un disegno più ambizioso che punti a regolare davvero prezzi e concorrenza sul lungo periodo.

Ma il segnale forse più netto arriva dall’alto. Secondo ricostruzioni delle principali testate finanziarie, il presidente Xi Jinping in persona avrebbe espresso forti riserve: il sostegno pubblico a pioggia, sia a livello statale che locale, ha generato un sovraccarico di fabbriche e progetti su tutto il territorio nazionale. Il risultato? Una sovracapacità che non serve più, nemmeno in un Paese da oltre un miliardo di persone.

Oggi il governo invita esplicitamente a fermare la rincorsa agli investimenti. Scegliere con attenzione le aree in cui puntare, evitando sprechi e sovrapposizioni, diventa una priorità. Nonostante la spinta verso l’elettrico non sia destinata a svanire, appare chiaro che il modello cinese così com’era non può più reggere. Il futuro, nel Paese simbolo della rivoluzione elettrica, si annuncia a tinte incerte.